JOHANNESBURG – A 13 anni e' stata violentata perche' lesbica in una township di Pretoria. Lo ha reso noto il ministero per la giustizia e lo sviluppo costituzionale sudafricano, citato oggi dai media. Nonostante sia il Paese piu' avanzato giuridicamente in tema di diritti sessuali in tutto il continente africano, le discriminazioni, i pregiudizi e le violenze contro i ''diversi'' sono molto diffusi in Sudafrica, soprattutto nei settori meno progrediti della societa'. Il cosiddetto ''stupro correttivo'' contro lesbiche e' una realta' diffusa, tanto che il governo ha annunciato la creazione di una unita' speciale per combattere le violenze e i crimini motivati da ''odio sessuale''. La ragazzina vittima dell'ennesimo episodio di ''correzione sessuale'' e' stata violentata giovedi' a Pretoria. Il portavoce del ministero, Tlali Tlali, condannando fermamente il fatto, ha detto che ''i diritti di gay e lesbiche sono diritti umani e costituzionali che devono essere protetti e rispettati in ogni momento''. Giovedi', lo stesso giorno in cui la ragazzina di Pretoria subiva l'odiosa ''rieducazione'' sessuale, il portavoce Tlali aveva annunciato la creazione di un Task Team per combattere i crimini motivati da odio contro gay e lesbiche. La misura e' giunta in risposta alla campagna lanciata da 'Change.org', un piccolo gruppo di attivisti di una township, che ha raccolto 170 mila adesioni da tutto il mondo; e dopo l'ennesimo brutale delitto contro una lesbica, Noxolo Nogwaza di 24 anni, uccisa il mese scorso da un gruppo di ''correttori'' che prima l'hanno stuprata e poi l'hanno massacrata a colpi di bottiglia rotta e di pietra. Nogwaza era un'attivista per i diritti di gay e lesbiche conosciuta nella township di Kwa Thema, a est di Johannesburg. Della squadra anti crimini di odio sessuale, che sara' operativa dal prossimo 15 luglio, faranno parte sei rappresentanti della magistratura, della polizia e del ministero dello sviluppo sociale e sei rappresentanti di organizzazioni di omosessuali, lesbiche, transessuali. Anche i sindacati hanno preso posizione: l'Unione dei metalmeccanici ha detto che ''gay e lesbiche hanno il diritto di esistere e di essere liberi nel nostro Paese, senza paura o minacce di morte o intimidazioni''; la potente federazione sindacale Cosatu aveva condannato l'assassinio di Nogwaza come ''un atto di sciovinismo maschile e patriarcale''. Human Rights Watch (Hrw) ha parlato di una ''epidemia di brutali attacchi omofobici''. Sempre nella township di Kwa Thema nel 2008 fu stuprata e poi selvaggiamente uccisa una centrocampista della nazionale di calcio femminile sudafricana, Eudy Simelane, colpevole di essere lesbica. A differenza di quanto succede nel resto dell'Africa, dove in molti Paesi l'omosessualita' e' un crimine passibile anche della pena di morte, il Sudafrica con la sua costituzione socialmente avanzata riconosce piena parita' di diritti a prescindere dagli orientamenti sessuali. Ed e' l'unico Paese del continente a riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ma la mentalita' e la cultura in gran parte della popolazione e' ancora imbevuta di maschilismo aggressivo e di pregiudizi. Un'indagine recente del Consiglio di ricerca medica, finanziato dal governo, ha stabilito che un uomo su quattro in Sudafrica ha ammesso di aver stuprato una donna; e questa percentuale sale a uno su tre uomini nella provincia di Gauteng, dove Nogwaza e Simelane hanno subito la ''rieducazione sessuale'' maschile.