Pillola abortiva Ru486: boicottata e ostacolata, ma sempre più usata

ROMA – La pillola abortiva Ru486 è sempre più diffusa in Italia: nonostante fosse stata boicottata e ostacolata nel primo semestre del 2011 le prescrizioni hanno già raggiunto il numero totale di pillole somministrate nel 2010, dunque per quest’anno sarà previsto un raddoppio netto, tanto che il 5 per cento degli aborti in Italia è eseguito con la Ru486, di cui il 10 per cento sono somministrati solo in Piemonte.

Il parlamento italiano è stato uno degli ultimi ad introdurre la pillola Ru486 e le polemiche non sono mancate: in Italia l’aborto è un tema delicato, ancora quasi un tabù. Ma il dato che è emerso non viene dalle fonte ufficiali, bensì dalla denuncia del ginecologo Silvio Viale, responsabile del servizio Ivg del Sant’Anna di Torino e sostenitore dell’introduzione della pillola: “invano cercherete nella relazione i dati sulla Ru486”, ha dichiarato Viale, che ha spiegato come la relazione annuale sull’interruzione di gravidanza, presentata in parlamento con 5 mesi di ritardo dal ministero della Salute, non abbia avuto il tempo di analizzare i dati sulla pillola.

Sebbene i dati nazionali raccolti da Viale non siano stati inseriti nel rapporto ufficiale presentato dal ministero, altri aspetti davvero preoccupanti sono emersi ed uno in particolare riguarda l’aumento dei tempi di attesa. La regione italiana con la situazione più grave è il Veneto, dove 6 donne su 10 devono aspettare più di due settimane per un’interruzione di gravidanza, tre settimane per il 35 per cento delle donne e oltre 1 mese per il 12 per cento. Un dato preoccupante se si considera che il limite legale per interrompere una gravidanza è di 12 settimana, dunque le donne incorrono nel rischio di dover praticare un aborto illegale, e vengono spinte ad avvalersi di strutture private.

Il rapporto ha poi evidenziato un calo dei concepimenti, confermato anche dal calo degli aborti, dei nati e dal numero di obiettori di coscienza stabile, come ha spiegato Viale: “si può dire che in Italia, ogni anno, solo una donna su 20, il 5% di quelle in età feconda, rimane incinta e di queste il 3,70 avrà un figlio, lo 0,8% una IVG e lo 0,5% un aborto spontaneo, con una inevitabile sottostima delle IVG e degli aborti spontanei. La percentuale dei ginecologi obiettori rimane del 70% in Italia, con l’intero SUD dal Lazio in giù sull’80%, con l’unica eccezione della Sardegna, a testimoniare di come le politiche regionali continuino a premiare l’obiezione e a non preoccuparsi di offrire un servizio adeguato, entro 15 giorni dalla richiesta della donna, con la possibilità di scegliere tra metodi medici e chirurgici, come prevedono le linee guida internazionali”. Infatti le Ivg sono passate da 118.579 del 2009 a 115.372 del 2010, mentre le nascite sono calate da 564.573 del 2009 a 556.805 del 2010.

Gestione cookie