VITERBO – ''Conosciamo Giovanni Piergentili da sempre. E' una persona che ha avuto sempre una dirittura morale esemplare. Si e' impegnato in campo sportivo, sociale e lavorativo. Per noi non e' possibile che possa aver commesso i fatti dei quali e' accusato''. E' uno dei passaggi della lettera che tre ex sindaci di Sant'Oreste (Roma), in carica dal 1985 al 2009, e quello attuale hanno inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in difesa del capo infermiere dell'ospedale Andosilla di Civita Castellana (Viterbo), arrestato l'8 marzo scorso dalla polizia con l'accusa di aver violentato una paziente ancora sotto anestesia in un ambulatorio del nosocomio. A denunciare lo stupro e' stata la stessa donna, residente a Soriano nel Cimino, e dopo di lei almeno altre due avrebbero sostenuto di aver subito violenza sessuale da Piergentili mentre erano ancora sotto gli effetti dell'anestesia. Nel suo computer, inoltre, e' stata trovata una grossa quantita' di materiale pornografico. Secondo i sindaci, la vicenda, fin dall'inizio, ''ha presentato e continua a presentare numerose anomalie, a cominciare dal giorno dell'arresto, l'8 marzo. E' chiaro – sostengono – che l'arresto di di una persona accusata di violenza sessuale la giornata della festa della donna, avrebbe ottenuto la massima copertura mediatica''. Poi evidenziano lo stato di sofferenza della moglie e dei due figli e chiedono se non fosse stato il caso di ''agire con piu' riservatezza''. A loro dire Piergentili e' stato ''additato come mostro'' e non sarebbero state ancora interrogate le persone che potrebbero scagionarlo, cioe' le infermiere che il giorno del presunto stupro lavoravano con lui ''e che sono pronte a testimoniare l'infondatezza delle accuse''. Infine, i firmatari della lettera a Napolitano chiedono ''che si valuti a fondo se la carcerazione preventiva, che dura da quasi due mesi abbia giustificazione''.