Dopo vent’anni, la discarica di Borgo Montello, in provincia di Latina, torna a far parlare di sé. A tirarla fuori dal dimenticatoio è Nicolò D’Angelo, poliziotto ascoltato martedì 26 maggio dai parlamentari della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti durante un’audizione sul Lazio.
In quella circostanza D’Angelo ha ricordato l’allarme dell’Enea, che parla di una massa metallica rilevata sotto il sito di rifiuti di Borgo Montello, uno dei più grandi d’Italia.
L’ipotesi, raccontata per il Corriere della Sera da Alessandro Fulloni, è che sotto a quella discarica sia sepolto il carico tossico della “nave dei veleni” Zanoobia.
D’Angelo, già investigatore in prima linea nelle indagini sulla criminalità organizzata, è ora questore di Latina, e come tale si è rivolto al presidente della commissione parlamentare Gaetano Pecorella per chiedere che sia verificato che cosa sia sepolto sotto la spazzatura della discarica di Borgo Montello.
Al tribunale di Latina sono in corso numerose cause civili per il risarcimento di danni causati dall’inquinamento, cause che avvalorerebbero la tesi di D’Angelo e dell’Enea.
Il resoconto fatto in commissione dal questore parte dalle dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, “legato al clan dei Bardellino, che a metà degli anni Novanta parlò di rifiuti tossici interrati nel basso Lazio. Dichiarazioni poi riprese da un altro collaboratore di giustizia, Francesco Fonti”.
Le indicazioni dei due pentiti si intrecciano con un’inchiesta aperta, sempre in quel periodo, dalla Digos di Latina: un’inchiesta aperta dopo la denuncia di un ex operaio della discarica di Borgo Montello, che raccontò di aver preso parte ad operazioni notturne di interramento di fusti che contenevano sostanze tossiche nella discarica “S0” di Borgo Montello.
I bidoni avrebbero fatto parte del carico della Zanoobia, la nave dei veleni partita da Massa Carrara e rientrata nel 1989 nel porto di Ravenna dopo esser stata rifiutata, perché pericolosa, dai porti di mezzo mondo.
Nelle stive erano stipati 10500 barili pieni di scorie tossiche provenienti dalle più importanti aziende chimiche europee. Sul loro smaltimento è ancora mistero.
Al 1995 risale lo studio dell’Enea commissionato dal comune di Latina, per verificare la presenza di rifiuti inquinanti a Borgo Montello. I risultati rivelarono la presenza di tre ammassi metallici, ad un profondità compresa tra cinque e dieci metri.
L’assessorato all’Ambiente e l’Arpa hanno fatto altri controlli, senza esiti concreti a causa di “problemi tecnici legati alla difficoltà di effettuare trivellazioni profonde” chiarisce D’Angelo. Che però insiste: “Ci vuole un monitoraggio più approfondito.