Papa Francesco è un “piacione” e per questo non piace a Massimo Fini, giornalista sempre contro corrente (è stato tra i primi, e pochi, in Italia a ristabilire la verità su Nerone). Constata deluso Massimo Fini sul Fatto:
“Adesso ci tocca anche il Papa democratico, femminista, di sinistra e magari, chissà, antifascista”.
Fini non gradisce una frase di Papa Francesco:
“Non sono mai stato di destra”
e si chiede che cosa significhi:
“Forse che quel Cristo che ha sempre in bocca (povero Cristo), non del tutto legittimamente perché il cattolicesimo non coincide col cristianesimo, riserva una maggior misericordia a quelli di sinistra (il discorso naturalmente vale, a segno contrario, se avesse detto “non sono mai stato di sinistra”)? L’atteggia mento da “piacione”, cioè di uno che vuole piacere a tutti senza dispiacere nessuno, compresa la tambureggiante retorica della modestia, la sua (il massimo dell’immodestia), Bergoglio, intelligenza fine, da gesuita, non lo ha scelto a caso anche se magari ha assecondato un aspetto reale del suo carattere”.
Secondo Massimo Fini
“il significato profondo della fluviale intervista a Civiltà cattolica ce lo spiega in un pur contorto articolo sul Corriere della Sera (20/09) un cattolico doc come Vittorio Messori (cui, se lo conosco un po’, devono essersi torte le budella a far sue le “aperture” di Bergoglio)”.
Fini cita Messori:
“È da questo desiderio di convertire il mondo intero, usando il miele ben più che l’aceto, che deriva una delle prospettive più convincenti fra quelle confidate dal Papa al confratello”.
Commento di Fini:
“Siamo alle solite: all’evangelizzazione. Che muove da uno slancio di generosità (se io posseggo la Verità perché non farne partecipi anche gli altri?), ma è quel tipo di generosità, come certi favori non richiesti, che ti ricade in testa come una tegola. N E L L’EVANGELIZZAZIONE c’è infatti, in nuce , il vizio oscuro di tutta la storia dell’Occidente, il tentativo di reductio ad unum dell’intero esistente.
“L’evangelizzazione partorirà molti figli, apparentemente diversissimi. Il primo sarà l’eurocentrismo, il colonialismo europeo che si basa, almeno a partire dal XV secolo, sulla distinzione fra culture “superiori” e “inferiori” e il dovere delle prime di portare la civiltà alle altre.
“Il secondo figlio – anche se può apparir strano – sarà l’Illuminismo, che a Dio sostituirà, assolutizzandola, la Dea Ragione. La Rivoluzione francese e le truppe napoleoniche si incaricheranno di esportare, sulla punta delle baionette, questa inedita “buona novella”.
“Il terzo – il che può apparire ancora più strano – sarà la Rivoluzione sovietica che, sotto il manto del materialismo scientifico e dell’internazionalismo proletario, tenterà di ricondurre tutto il mondo sotto il suo modello (Trotsky: “La Rivoluzione o è permanente o non è”).
“Il quarto, il più compiuto e realizzato, è il modello di tipo capitalista. La sua formidabile espansione si basa su una sorta di evangelizzazione mercantile e tecnologica che ha al suo fondo la convinzione che questo sia “il migliore dei mondi possibili”.
“Quando Bergoglio afferma che “senza lavoro non c’è dignità” non so se si renda conto che così si inserisce, a pieno titolo, nonostante le parole su solidarietà e misericordia, in questo modello disumano. Un suo predecessore, un po’ più autorevole, San Paolo, che la Chiesa l’ha fondata, definiva il lavoro “uno spiacevole sudore della fronte”. Io non sono credente ma, pistola alla tempia, sto con Paolo non con Bergoglio”.
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