GENOVA – “C’è un posto a Genova dove la presunta sinistra sta perdendo la faccia, ed è il centro storico snobbato come non accadeva da un po’”. Matteo Indice sul Secolo XIX di Genova del 2 giugno 2015, offre la chiave per capire la sconfitta del Pd in Liguria e il successo della Lega.
La sintesi è nella “parabola di Andrea”, elettore che chiede di restare anonimo, perché maniman…Andrea è nato e cresciuto nel Ponente di Genova, da un secolo e mezzo roccaforte prima socialista poi comunista:
“Famiglia comunista, voto per Doria alle comunali 2012 e capriola pro-Carroccio. Un effetto “cocomero” – fuori verde, dentro rosso – da manuale: «Il Pd e la sinistra sono sulla luna»”.
Matteo Indice, per spiegare la debacle, parla di “capolavori” della sinistra, il primo dei quali è
“l’inerzia ossessiva del Comune – che Raffaella Paita non ha mancato di rimarcare velenosa commentando la suadebacle – ha messo una discreta fetta di vicoli contro chi vende cianfrusaglie, quando i problemi sociali in zona sarebbero ben altri”.
Punto di partenza del racconto – analisi di Matteo Indice è domenica 17 maggio, alle 11,30
“in piazza Raibetta a due passi da palazzo San Giorgio. La campagna elettorale di “Rete a Sinistra” guidata da Luca Pastorino dovrebbe registrare il passaggio-clou con la presenza di Pippo Civati. Sarebbe pure l’unico momento in cui un movimento progressista o pseudo-tale lambisce la città vecchia. Ma sono troppo impegnati a evocare la smarcatura da Renzi eccetera eccetera, per notare o commentare quel che accade a venti metri in linea d’aria. Dove gli abusivi dell’ormai “mitico” mercatino oscurano e ghettizzano gli agricoltori appartenenti al gruppo “Gastronomadi”, che nel fine settimana espongono vicino al Porto Antico.
“Gente non proprio nazista, a giudicare dalla simbologia assortita che accompagna i banchetti, e però esterrefatta. Di più. A distanza di qualche giorno il medesimo mercato [degli abusivi] riceve pure l’endorsement degli anarchici, impegnati ad accerchiare vigili da 1400-1500 euro al mese per fare (inconsapevolmente) la guardia gratis al mini-racket che sfrutta i disperati con i borsoni sempre in spalla. Il cortocircuito perfetto, appunto”.
La sinistra è riuscita, nota Matteo Indice,
“a trasformare una questione da nulla in uno psicodramma, riempito dagli slogan pro-ruspe dei leghisti mentre la giunta Doria rilancia da tre anni quattro parole irritanti: «Stiamo-studiando-la-soluzione».
“Il secondo exploit è venuto a ruota: in uno dei luoghi più multietnici, dove l’integrazione è un dato di fatto fra i bambini e bisognerebbe corroborarla con buon senso, la Lega allarga una breccia insperata fino a pochi mesi fa. Lievita in media al 13% nelle sezioni di Pré – Molo e Maddalena, dove nel 2013 (elezioni politiche) non andava oltre l’1 virgola. E anche nei periodi di buona (regionali 2010) stava fuori dalla porta con un 6% scarso. È vero che il trend cittadino e nazionale segna un’escalation inesorabile, ma quello dell’angiporto è un voto che più di pancia non si può, quasi nascosto. «Mi spiace, guardi, e non sa quanto. Ma hanno proprio voluto che glielo regalassimo…»”.