ROMA – I finanziamenti pubblici all’editoria sono nati durante il Fascismo come strumento per condizionare i giornali e asservirli, se mai ce ne fosse stato bisogno, alla propaganda di regime. La tesi non è nuova. Le dà nuova spinta un post sul blog di Beppe Grillo firmato da Giuseppe Brescia, deputato del Movimento 5 Stelle.
Quello dei finanziamenti pubblici agli editori è un aspetto della editoria italiana che per decenni ha fatto fare domande imbarazzanti in tutto il mondo occidentale, certamente è quello che più può offrire spunti di demagogia ma non è l’elemento peggiore della architettura costruita da Mussolini per tenere i giornalisti sotto schiaffo, architettura che resiste ancor oggi e prospera a oltre 70 dalla caduta del Fascismo.
Se uno analizza da vicino quelle briglie, può vedere bene che i due grandi strumenti di gestione del consenso sono l’Ordine dei giornalisti e la Previdenza (pensioni e mutua) separata. Per anni sono stati solo fonte di privilegio, con la nuova legge sulla diffamazione il Parlamento italiano ha raggiunto un livello di minaccia cui nemmeno Mussolini aveva pensato.
Di quel Parlamento fa parte anche il M5s, incluso il deputato Giuseppe Brescia, autore del post: non risulta che a parte qualche vaffanculo da parte di Beppe Grillo e dei suoi siano state prese iniziative efficaci ad esempio per la soppressione dell’Ordine.
Si preoccupano di fare mancare i sussidi ai giornali, cosa che in questo momento è un po’ un atto maramaldesco. Il 28 settembre avrà inizio alla Camera la discussione della proposta di legge del Movimento 5 Stelle per l’abolizione dei finanziamenti all’editoria. Con essa, annuncia Giusepe Brescia, i seguaci di Beppe Grillo tenteranno
“finalmente di porre fine a questo spreco di denaro pubblico”.
Tutto ebbe inizio nel 1935, ricorda Giuseppe Brescia, con la nascita di un ente che ormai non c’è più, lo
“Ente Nazionale Cellulosa e Carta, la cui attività tendeva essenzialmente allo sviluppo autarchico del mercato interno delle materie prime, mediante sovvenzioni volte ad integrare il prezzo della carta destinata alla produzione di giornali quotidiani. L’Ente è stato poi soppresso nel ’94, ma i soldi ai giornali sono continuati ad arrivare regolarmente e sempre in maggiore quantità. Pensate, solo tra il 2003 e il 2015 sono stati stanziati complessivamente circa 1,5 miliardi di euro in favore degli editori.
Con il Governo Monti, che interveniva in uno dei momenti di più profonda crisi economica della storia del nostro paese, si era stabilito un termine, nel 2014, al modello dei finanziamenti diretti e si era avviata con un ddl delega la riforma del sistema di contribuzione statale”.
Dopo Monti i Governi Letta e Renzi
“non hanno provveduto al riordino della materia ma ovviamente si sono preoccupati di non lasciare senza soldi gli amici editori e per loro hanno ideato il “Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria” che riserva rispettivamente 50, 40 e 30 milionidal 2014 al 2016.Insomma, dal Ventennio ad oggi ne è passato di tempo, ma il rapporto tra i Governi e gli editori non è mutato affatto: io, Governo, ti pago e tu, editore, mi fai propaganda! Con buona pace della libertà di stampa”.