Diaria M5S, la “guerra dei pezzi di merda”: Furnari contro Grillo

(Foto Lapresse)

ROMA – Pezzo di merda io? Allora pezzo di merda pure Grillo, che non rispetta anni di lavoro nel Movimento. Finisce a “guerra dei pezzi merda”, a rimpallo di insulti, nel M5S.

A parlare, stavolta, è il deputato Alessandro Furnari, uno dei fautori della linea “flessibile” sulla diaria. In un’intervista a Repubblica anche una frase buttata là, che suona come una minaccia: “Se fossimo venti potremmo già dar vita a un gruppo autonomo, che è diverso dal finire nel misto. Avremmo la possibilità di fare le nostre battaglie. Ora però è presto per parlarne, i tempi non sono maturi”. E i tempi “non saranno maturi”, ma intanto Furnari, l’ha detto, ha dato corpo a una ipotesi che in verità circola da giorni.

Perché all’interno dei 5 Stelle la battaglia si sta facendo dura e la spaccatura è a un passo. Il tema del contendere sono i soldi. I loro soldi, quelli dei parlamentari. Ovvero la famosa diaria, quanto tenere della quota rimborsi prevista dallo stipendio per i parlamentari?

E Furnari, intervistato da Repubblica, affonda: «Pezzi di merda noi? Con questo ragionamento potremmo dire che è un pezzo di merda Grillo che ci tratta così dopo tutti gli anni in cui abbiamo lavorato per il Movimento». Furnari racconta di aver ricevuto, dopo il sondaggio interno relativo alla diaria, una email dai capigruppo Lombardi e Crimi, email che a suo dire è arrivata solo ad alcuni. Il testo recitava: «vedendo i risultati del sondaggio abbiamo ora bisogno di capire come agirai tu personalmente, ovvero se restituirai o meno l’eventuale eccedenza di diaria non rendicontata e quindi non spesa».

La protesta non riguarda solo Furnari, è ben più estesa. Continua Repubblica:

Non è solo Furnari, a protestare. Vincenza Labriola – che ogni settimana lascia a casa due bimbepiccole e di questa storia non vorrebbe più sentir parlare – si sfoga: «Ognuno di noi avrebbe scelto in modo etico. Io posso decidere di fare beneficenza a un’associazione che conosco, che si occupa dei figli dei carcerati, o a un centro tumori, visto che ho avuto casi in famiglia, ma che senso ha decidere per tutti? Pubblicizzare la cosa? E invece eccoli qui, pronti a fare la lista perché siamo in campagna elettorale e serve una gogna mediatica. Fino alle amministrativenon cacceranno nessuno, poi si vedrà».

Più di uno racconta che non gli importa nulla di essere rieletto: «Io ho chiuso, ho capito tutto e ho chiuso». Una deputata dice chiaro: «Hanno cambiato le regole in corsa perché c’è qualcuno che vuole farsi bello, che è già in campagna elettorale». E un’altra: «Grillo l’altro giorno è venuto a dirci: “Dobbiamo soffrire”, ma non sa nulla di quello che facciamo qui, non sapeva neanche cosa fosse il Def. Dice che abbiamo perso il contatto con la realtà, quelloche vive fuori dalla realtà però è lui. Pensa che si possa stare sempre in campagna elettorale». E ancora: «Il problema non sono i soldi, sono i modi. Le persone non possono diventare nemici solo perché esprimono dissenso». Sembra di sentire Giovanni Favia o Federica Salsi sei mesi fa, prima della loro espulsione. E invece, sono i cinque stelle in Parlamento, e rischiano di condividerne il destino.

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