ROMA – Il Movimento 5 stelle in parlamento sembra essere “prossimo all’implosione”, scrive Tommaso Ciriaco su Repubblica. Per Emanuele Buzzi del Corriere della sera i cittadini di Beppe Grillo hanno avuto “100 giorni per aprire il parlamento, conoscersi e dividersi”. Prima Alessandro Furnari e Vincenza Labriola abbandonano il gruppo M5s per unirsi al gruppo misto. Ora Adriano Zaccagnini, considerato un “ribelle” nel movimento, potrebbe lasciare i cittadini di Grillo.
“Volevano i soldi”, li insulta il web. Anche i loro ex colleghi M5s non risparmiano loro la “gogna”. Labriola e Furnari spiegano, o almeno ci provano. M5s per loro è quasi un “sogno svanito”, dopo che l’Ilva di Taranto, tema a loro carissimo, non è stato preso in considerazione dal leader Beppe Grillo.
Secondo Ciriaco il “dissenso si allarga a macchia d’olio” e i motivi di rottura potrebbero essere o la spinosa questione della diaria o la “corte” di Pippo Civati del Pd. La situazione alla Camera la racconta Ciriaco, con Zaccagnini che smette di nascondersi:
“Ho un momento di difficoltà psicologica. Rifletto. Per decidere di andare via è troppo presto. Starò dove troverò serenità”. Quasi certamente fuori dal M5S. Come lui, anche l’agguerrita pattuglia del Friuli Venezia Giulia, da Walter Rizzetto ad Aris Prodani, è tentata dall’addio. Senza contare Alessio Tacconi e Tommaso Currò. Poi ci sono quelli che faticano a uscire allo scoperto. E sono parecchi di più. A Catania, intanto, il M5S inibisce l’uso del logo a due candidati.
Al Senato la situazione cambia, spiega Ciriaco che parla di un “ribaltone morbido”, con il “moderato” Luis Orellana che guiderà i senatori M5s dopo il ruolo che fu di Vito Crimi.
“Delusi dall’infruttuoso muro contro muro imposto dal quartier generale di Grillo, ripetono che “la politica è dialogo” e sostengono Luis Orellana nel ruolo di capogruppo. Si scontrerà con Nicola Morra, considerato più in sintonia con la linea ufficiale. Forse già martedì si terrà il ballottaggio. Ma i “turni preliminari” hanno sorpreso: 19 voti per Morra, 18 per Orellana, 16 per il “dissidente” Battista e 14 per la senatrice Bulgarelli. Un’altra considerata poco ortodossa”.
La “gogna” mediatica per Furnari e Labriola sul blog di Beppe Grillo è impietosa: vengono accusati di aver abbandonato per la diaria e di essere incapaci di produrre disegni di legge e di impegnarsi concretamente dell’Ilva. Accuse che vengono corredate dagli utenti del web caro a Grillo con minacce e insulti per cloro che si definiscono “i primi Liberi Cittadini” a compiere il passo contro quel movimento che “ha voltato le spalle” all’Ilva di Taranto. E anche dagli ex colleghi non arrivano certo commenti politically correct:
“Ma anche gli ex colleghi non mancano di “salutare” i due deputati. Il capogruppo Riccardo Nuti li considera lavativi. Per Gianluca Vacca sono «due “parassiti”». Secondo Manlio Di Stefano, invece, faranno «grandi cose laddove le fecero già i Razzi e gli Scilipoti». Né Castelli si sconvolge per gli attacchi: «Se si rompe il patto fiduciario con l’elettore, la rete è libera di dirti “vaffa…” o “ti amo”». Insomma, nessuna pietà per chi tradisce”.
Anche Buzzi fa il punto di quella che è la situazione dei cittadini M5s, tra deputati e senatori, divisi tra fedelissimi e traditori. Buzzi parte dalla “squadra dei fedelissimi”:
“Crimi e Lombardi incarnano certo l’avanguardia della colonia di «fedelissimi», ossia di attivisti storici vicini alla linea di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. All’interno della cerchia ci sono anche gli altri parlamentari — come Laura Castelli e Alessandro Di Battista — presenti (con qualche malumore nel gruppo) al corso tv coordinato settimana scorsa dai due leader, ma anche i volti istituzionali dei Cinque Stelle (il vicepresidente della Camera, Luigi di Maio, il questore al Senato, Laura Bottici, e il presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico)”.
Le decisioni, i cittadini M5s, le prendono sul “modello meet-up”, scrive Buzzi, già provato sul web ed esportato a Roma. E tra queste lunghe discussioni sempre prese a maggioranza, e sempre a tarda sera, c’è anche quella del prossimo capogruppo in Senato:
“La cartina di tornasole è il voto per il successore di Crimi come capogruppo a Palazzo Madama. Nicola Morra, considerato il favorito, indicato anche dal gruppo dei «fedelissimi» è davanti di un soffio a Luis Alberto Orellana, considerato dai più un «dialogante», mediatore tra le posizioni. Ma soprattutto il dissidente Lorenzo Battista ha raccolto oltre una decina di preferenze, creando un piccolo non esiguo fronte: quasi un quarto dei senatori. Che si sta coagulando, anche se — analizzano fonti vicine ai parlamentari — «tra loro non c’è una posizione comune su molti temi»”.
Inoltre c’è il caso Labriola e Furnari, che hanno lasciato M5s, e la possibile cacciata di Zaccagnini, reo di aver invitato il leader Grillo a “fare autocritica”:
” «Grillo ha usato una mano un po’ troppo impositoria», secondo Tommaso Currò. Sulla sua linea anche Walter Rizzetto o Adriano Zaccagnini: voci dissenzienti su argomenti sensibili. «Le posizioni come quelle esposte da Zaccagnini sono il sale della democrazia interna al gruppo — dice il deputato pugliese Giuseppe D’Ambrosio —. Si tratta di normali dinamiche. Noi, al meet-up di Andria, organizziamo periodicamente una serata in cui ci mandiamo a quel paese. Passata quella, tutto prosegue». Qualcuno, però, a Roma si è allontanato o è stato cacciato, come Marino Mastrangeli, il senatore espulso con votazione via blog”.