ROMA – Pdl e Lega contro il presidente del Senato Piero Grasso. Motivo del contendere la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, sulla quale Palazzo Madama dovrebbe votare il 27 novembre prossimo, dopo un lungo iter iniziato nella Giunta per le elezioni ai primi di settembre.
Lo scontro è avvenuto nel Consiglio di presidenza del Senato: il centrodestra non ritiene valida la decisione della Giunta per le elezioni sulla decadenza di Berlusconi, perché il grillino Vito Crimi ha pubblicato post su Facebook durante la camera di consiglio della Giunta, che da regolamento dovrebbe essere segreta.
Pdl e Lega quindi hanno fatto mancare il numero legale, impedendo al Consiglio di presidenza di concludere la riunione. Ma Grasso ha chiuso la questione stabilendo che non ci sono i presupposti per invalidare la decisione della Giunta.
Il Consiglio era stato convocato proprio per stabilire se i post pubblicati da Crimi durante la camera di consiglio della Giunta costituissero violazione del segreto. Secondo Grasso non c’è violazione e la questione non sarebbe comunque competenza del consiglio, che al limite potrebbe decidere di sanzionare con un provvedimento disciplinare il singolo senatore (leggi: Crimi).
Grasso ha scatenato Elisabetta Casellati e Alessandra Mussolini del Pdl:
«Abbiamo denunciato una violazione del regolamento e non abbiamo ricevuto risposta», afferma Elisabetta Casellati. «Per noi è inaccettabile presenziare ad un consiglio di presidenza dove non si attui il regolamento. Quale organo è competente di fronte ad un regolamento che non viene rispettato?», aggiunge poi. «Purtroppo il presidente Grasso non è imparziale perché ha ammesso che secondo lui non c’è stata violazione del regolamento», le fa eco la senatrice Alessandra Mussolini.
Più pacato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri:
«Diversamente da quanto ritiene Grasso, ritengo che il Consiglio di Presidenza del Senato sia ampiamente competente a verificare la regolarità della Giunta. Prendiamo atto che l’esame in Consiglio di Presidenza non si è concluso per la mancanza del numero legale e chiediamo che la questione venga ulteriormente affrontata perché in mancanza di un esame compiuto non si potrebbe procedere alla votazione in Aula del 27 novembre».
Replica per il Pd il capogruppo dei senatori Luigi Zanda:
“Non posso credere che il presidente Schifani, con la sua esperienza di ex presidente del Senato e più volte capogruppo, non sappia che il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama non c’entra niente con i lavori della Giunta delle elezioni. Le Giunte, così come le Commissioni e l’Aula, hanno le loro competenze: istruiscono, esaminano, decidono e non è previsto dal Regolamento nessun tipo di ‘rimedio successivo’. Questo non significa che manca una formula di garanzia: la composizione e il lavoro stesso dell’Aula è una garanzia più che sufficiente, il nostro Senato è democraticamente composto e organizzato”.
“Voglio invitare il Pdl alla cautela: dobbiamo stare molto attenti quando mettiamo in discussione la terzietà del presidente del Senato. Innanzitutto perché il presidente Grasso non lo merita e poi perché custodire la sua terzietà è utile all’assemblea e a ciascun gruppo politico.
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