Ciclisti peggio dei monopattini. Quando targa e assicurazione anche per loro?

di Sergio Carli
Pubblicato il 30 Ottobre 2019 - 13:07| Aggiornato il 7 Gennaio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Ciclisti peggio dei monopattini. Quando targa e assicurazione anche per loro? (Foto archivio Ansa)

ROMA – Monopattini nel mirino dei vigili urbani in varie città d’Italia. Quando toccherà ai ciclisti? Quando la stupida demagogia volta a accattare qualche migliaio di voti lascerà il passo al buon senso e al rispetto per i cittadini?

Per una volta, nel caso dei monopattini, la reazione dei Comuni non è stata tardiva. I vigili si sono mossi tempestivamente. L’ultimo caso è Torino, con una multa da oltre mille euro, perché il monopattino era senza targa, libretto e assicurazione, in violazione degli articoli 97 e 193 del codice della strada.  

Vari sono i precedenti: da Milano a Treviglio anche se nei ministeri romani si annida sempre la quinta colonna che anni fa permise ai ciclisti di andare contro mano nei centri storici delle città italiane. Le norme relative ai monopattini sono stringenti. Nelle zone pedonali non possono andare a più di 6 km orari.

Ci vuole però un bel coraggio a fermarli? Il rischio di farsi male, da parte dei Vigili, è altissimo, il rischio di veder capovolto il verdetto da parte di qualche giudice ciclista lo è ancora di più. Siamo in presenza di uno scontro di classe alla rovescia. I Vigili sono in genere di estrazione posto proletaria, i ciclisti e i più recenti fruitori di monopattini sono di classe medio-alta, molti sono avvocati e avvocatesse, a vederle pedalare sembrano in cerca di forti emozioni.

Ti piombano alle spalle sui marciapiedi, senza preavviso, incerti sui loro velocipedi, inquieti ma anche prepotenti e arroganti come può dare il senso della superiorità di classe e della impunità. Sono anche violenti, non solo a parole. Tempo fa sostenni che anche le biciclette dovevano essere dotate di targa e assicurazione. Fui sommerso di insulti velenosi a dir poco. Personalmente ho rischiato la pelle, quasi travolto da un ciclista in blazer e cravatta che stava per mandarmi all’ospedale. Per poco scendeva dal trespolo e mi picchiava.

Però pensateci bene, anche voi che in nome di un malinteso ecologismo guardate ciclisti e monopattini con indulgenza. Pensateci. Siete sul marciapiede, quei bei comodi larghi marciapiedi anche porticati nel centro di Milano o quegli ultimi atolli di sopravvivenza a Roma, con le vostre mogli o fidanzate, i vostri figlioletti o nipotini in carrozzella o per mano.

Arriva uno di questi prepotenti, a tutta velocità, senza segnali acustici. Il bambino vi scappa di mano, il ciclista o monopattinista ha uno scarto e vi viene addosso. Chi è, come si chiama, come farete a farvi risarcire i danni, come farà la Giustizia a fare il suo corso. Se un ciclista mi fa cadere, me barcollante sulle mie incerte gambe, e io muoio, non è anche quello un caso di omicidio stradale?  O vogliamo proibire agli anziani, oltre al voto e alla pensione (d’oro) anche il diritto di circolazione nei centri urbani?