Preservativi o pillole anticoncezionali per regolare le nascite degli animali allo zoo? Il sindaco di Roma Ignazio Marino potrebbe adottarli come soluzione finale, se la giunta comunale farà quello che Marino ha annunciato:
“Discuteremo in giunta se sia giusto che un animale si riproduca in cattività”.
Sembra un articolo del Vernacoliere, invece è l’ultima frontiera della sinistra, impegnata con Marino a sottrarre l’iniziativa animalista alla destra di Michela Brambilla.
La vicenda è stata rivelata da Carlo Picozza su Repubblica. Sarebbe buffa e divertente, pur con una sua vena quasi nazi, se non si dovesse pensare che Ignazio Marino è il sindaco di Roma, autore del disastro dei Fori pedonali e del Colosseo chiuso alle auto ma solo quelle private, una città dominata dagli zingari, dai cortei, dai teppisti e dalle prostitute di strada, dove devi girare con l’ombrello anche se c’è il sole per non diventare una statua di guano piovuto da nuvole di stornelli che offuscano in certe ore e in certe zone il cielo della Capitale.
All’origine della preoccupazione del sindaco Marino per la riproduzione degli animali in cattività c’è la nascita di sei lupi della savana, sei licaoni (o wild dogs) nel bioparco (come oggi l’ipocrisia verdastra italiana chiama gli zoo) di Roma, animali africani, selvatici, brutti e cattivi (in branco attaccano anche i leoni), evento che, riferisce Picozza, è stato tenuto nascosto forse per la preoccupazione dei dirigenti del bioparco di urtare la sensibilità del sindaco Ignazio Marino dopo la sua inquietante presa di posizione.
La data di nascita dei licaoni è il 14 giugno ma la notizia è stata rivelata il 30 ottobre, La nascita è avvenuta due giorni dopo l’inizio del mandato di sindaco per Ignazio Marino. I lupi del Bioparco hanno festeggiato “in grande”, con sei cuccioli tutti in una volta, l’avvento di un nuovo primo cittadino sul colle dove una loro antenata di gemelli ne allevò solo due, per quanto regali.
Ma il sindaco non ha gradito.
I sei lupacchiotti di Villa Borghese, dal canto loro, non possiedono sangue blu, ma costituiscono ugualmente una rarità: licaoni africani, specie ad alto rischio di estinzione, la cui riproduzione è caldamente raccomandata dall’Associazione europea dei giardini zoologici, che oggi ne fa richiesta per i propri programmi di conservazione e reintroduzione in natura.
Eppure, quando i lupi africani sono usciti dalla “clandestinità” della tana sotterranea (questa la pratica adottata per lo “svezzamento”) e si sono presentati in pubblico, a quaranta giorni dal parto, non sono stati accolti con fiocchi rosa e azzurri, comunicati stampa e troupe televisive, come normalmente accade per nidiate assai più ordinarie.
E le foto in circolazione sono amatoriali, messe in rete dagli appassionati, dopo l’articolo di Picozza, mentre i vertici del bioparco mantengono il silenzio sulla vicenda, tra lo stupore della comunità scientifica, italiana e internazionale.
Sui dirigenti del Bioparco incombeva infatti un dubbio, e un presagio, che si è materializzato il 26 agosto, in occasione della visita del sindaco.
Al termine del giro in trenino per i viali del giardino zoologico, Marino ha infatti dichiarato:
“È certamente importante avere appreso che una grandissima parte degli animali qui al Bioparco provengono da sequestri avvenuti nei confronti di persone che li tenevano illegalmente…”.
E ha continuato:
“C’è l’aspetto della riproduzione e se sia giusto che un animale si possa riprodurre in cattività: di questo discuteremo perché è uno di quei temi, insieme al rispetto degli animali, e faccio riferimento alle botticelle, che certamente dobbiamo regolamentare meglio durante questi anni”.
L’affermazione che “una grandissima parte degli animali provengono da sequestri” è stata inconfutabilmente smentita da una delle massimi competenti in materia, il biologo Cesare Avesani Zaborra, presidente della UIZA, l’Associazione Italiana degli Zoo e degli Acquari, il quale intervistato a riguardo ha chiarito che soltanto il sei per cento, quindi una esigua parte, della fauna dei giardini zoologici italiani proviene da sequestri: il resto è frutto di nascite o scambi coordinati a livello europeo.
Il blackout informativo sulla nascita dei licaoni, probabilmente riconducibile al timore di urtare la sensibilità del primo cittadino, è stato invece sciolto il 30 ottobre a Torino, all’assemblea annuale della UIZA. Ne ha parlato il giornalista Piero Schiavazzi, presidente dell’Associazione Amici del Bioparco, invitato a tenere una relazione sui problemi e prospettive della comunicazione negli zoo.
Nel frattempo tuttavia un incerto destino pende sui licaoni, protagonisti di un giallo e di un blackout, che peraltro coincidono singolarmente con i due colori, ocra e nero, del loro manto.
Quella dei sei cuccioli, concepiti nell’era di Gianni Alemanno e partoriti in quella di Ignazio Marino, sarà l’ultima nascita di una specie rara e minacciata?
Roma, allevata agli albori da una lupa, smetterà di fare da madre ai lupacchiotti africani, anche se in fuga dalla cementificazione del loro habitat e meritevoli dello status di profughi?
In attesa che l’Amministrazione si pronunci sulle botticelle e sul libero amore tra gli ospiti del Bioparco, il blackout almeno ufficiosamente è terminato, ma il giallo, politico e scientifico, continua.
Come mai un sindaco che è anche uomo di scienza è incorso in una gaffe sulla “cittadinanza” e provenienza degli animali del Bioparco, attribuendola in “grandissima parte” a sequestri, quando questi ultimi sono solo una parte piccolissima?
E perché il Campidoglio intende “regolamentare” una materia, quella della riproduzione, che è già regolata dalla Eaza, l’Associazione Europea degli Zoo e Acquari, mettendo a rischio la permanenza del Bioparco di Roma tra i giardini zoologici europei?
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