ROMA – Francesca Pascale, lacrime napuletane: ira figli Berlusconi. E ora che l’intervento a cuore aperto è perfettamente riuscito e Berlusconi comincia sveglio e lucido (ragguaglia l’Ansa) la sua convalescenza, dove dovremmo incasellare le lacreme napulitane della giovane compagna Francesca Pascale? Affacciati alla finestra amore mio, che sotto è pieno zeppo di telecamere, zoom e telefonini puntati? Oppure, cuore di ragazza, si sa che le donne tengono la lacrima facile e le donne innamorate ne custodiscono una riserva infinita?
“Eh sì, mo’ avete visto le lacrime della Pascale che stava lassù…”, prova a smarcarsi Confalonieri. Lei non si scompone più di tanto con il cronista di Repubblica: “Ostentare i miei sentimenti? Preferisco che mi giudichino, piuttosto che augurargli la stessa cosa. Augurargli di passare quello che io ho vissuto e sto vivendo”.
Perché, al netto delle reazioni della gente, la famiglia, senza distinzioni di mamma, quelle lacrime non le ha mandate giù, con i quotidiani tutti che il giorno dopo l’intervento, hanno dovuto dar conto del fuori-programma alla finestra e dell’irritazione conseguente che da Marina in giù ha coinvolto i familiari più prossimi (tranne il fratello Paolo che teorizza la predisposizione biologica al pianto della femmina innamorata).
Chi discetta di sciacallaggio nei confronti della povera Francesca dimentica che, nell’attesa snervante durata 4 ore per conoscere l’esito della seria operazione, il teleobiettivo collettivo avrebbe raccolto come breaking news anche un innocuo frusciar di tende al secondo piano del San Raffaele, in quel momento centro di gravità mediatica. Figuriamoci i singhiozzi in favor di telecamera della compagna del leader. Per tutti gli altri, famiglia Berlusconi compresa, la domanda sorgeva spontanea: c’è, ovvero è sinceramente addolorata, o ci fa, ovvero sfrutta la commozione per secondi fini?
Specie Marina, la primogenita del Cavaliere, della quale si dice che abbia osservato con una smorfia infastidita le immagini della Francesca lacrimante che in un baleno hanno fatto il giro d’Italia. Marina aveva già avuto da ridire sulla Pascale e sulle altre donne del cerchio magico berlusconiano (a cominciare da Maria Rosaria Rossi) colpevoli – a detta sua – di aver sottoposto il babbo a un eccessivo stress preelettorale, di averlo forzatamente condotto a comizi di nessun valore strategico malgrado i segnali di malessere già manifestati da Silvio.
E ora questo pianto le appare come un’ulteriore forzatura, come il tentativo di ribadire una sorta di esclusiva sugli affetti del Cavaliere e, dunque, sul diritto di condizionarlo, consigliarlo, guidarlo, affiancarlo, assisterlo. A dimostrazione del fatto che dietro le lacrime non c’è solo una «questione di amore», ma anche una lotta di potere. (Renato Pezzini, Il Messaggero)