Giornali, pubblicità in crisi: editori piangono, ma su Sky e Rai colpevoli zitti

Il compagno Rupert Murdoch
Il compagno Rupert Murdoch

Gli editori dei giornali italiani piangono, sulle loro miserie. come fanno da sempre. È una analisi senza critica né autocritica.

Colpisce il passo sulla pubblicità:

“Il 2012 è stato il peggiore anno degli ultimi venti: per la prima volta dal 2003 si è scesi al di sotto della soglia degli 8 miliardi di euro a prezzi correnti, con un calo del 14,3% rispetto al 2011. Soffre soprattutto la stampa: per i quotidiani -17,6%, per i periodici -18,4%. Calano anche gli investimenti sulla tv, ma in maniera meno pesante con una accentuazione dello storico squilibrio del mercato. Nel primo trimestre 2013 si aggrava la crisi del mercato pubblicitario in generale (-18,9%) e degli investimenti sulla stampa in particolare (periodici -22,3%, quotidiani -26,1%)”.

Nelle conclusioni, i asettico accenno a

“un assetto del mercato pubblicitario fortemente sbilanciato in favore delle televisioni”.

Sembra la osservazione di un distaccato storico del 2113 invece che di imprenditori che lo vivono nella loro carne.

Però un tentativo di capire quello che è capitato sarebbe utile.

Ricostruire tutta la storia sarebbe molto lungo e forse sarebbe anche pura archeologia.

Però   qualche punto andrebbe fissato:

1. Recessione più lunga nell’ambito della memoria disponibile: quella del 1990 durò in Italia più che nel resto del mondo e anzi si aggravò nel 1993 – 1995 per l’incrudelirsi di tagli con fini più di deterrenti psicologici che efficaci, ma Amato e Ciampi furono nel complesso meno perniciosi e fecero cose più utili (scala mobile, ad esempio) dell’efferato Mario Monti. Soprattutto, il resto del mondo godeva di una espansione che un po’ attenuò i contraccolpi.

2. Parlare di televisione è troppo generico. Se Berlusconi è il principale colpevole di tutto, non si  può nascondere la testa sotto la sabbia e riconoscere che:

– avere permesso a Sky (Governo Prodi) la raccolta pubblicitaria su una televisione a pagamento ha portato l’ingresso nel mercato di un soggetto che si è portato via un fatturato insignificante rispetto a Mediaset e Rai ma di dimensioni ciclopiche rispetto alla stampa, un fatturato cioè pari a quello di un grande giornale.

Il mercato della pubblicità è come i vasi comunicanti, solo Fedele Confalonieri lo nega e questo proprio perché è vero: Sky attacca Mediaset, Mediaset si rifà sui giornali; in base al principio che tutto quello che va contro Berlusconi è di sinistra, Rupert Murdoch in Italia è diventato un compagno. Invece è un suicidio.

– è in atto una folle politica commerciale da parte di Rai, che si muove sul mercato non come la tv di Stato, finanziata con il canone, ma come una tv locale, con prezzi da saldo che rendono non competitivo non solo un grande giornale, ma anche un piccolo sito internet.

Obiettivo immediato è sempre Mediaset e in questo caso è anche peggio, perché la Rai dei professori ha acquisito la patente di sinistra solo perché non diffonde più Miss Italia, fermo restando il principio di cui sopra, che include la Rai tra gli strumenti di lotta a Berlusconi, concetto molto radicato tra gli scemi che anche a sinistra girano liberi.

Meglio prendersela con Google, che sta di base  in California, non ti invita ai talk show, non ha una rete di amici e colleghi e compagni che ti mettono sotto pressione, non partecipa alla guerra santa. Naturalmente la guerra a Google non si fa con una azione sull’abuso di posizione dominante, ma chiedendo un po’ di spiccioli, French style.

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