ROMA – Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, incolpa le imprese italiane di avere contribuito, con i sindacati, alla mancata crescita, anche alla decrescita, rispetto agli ’90. Chissà se Visco legge i giornali. Forse dalla rassegna stampa della Banca d’Italia hanno tolto ogni riferimento alla recessione in atto da sei anni, ogni riferimento a quando i Guido Carli (cui ora fa riferimento) e gli Agnelli ammonivano contro gli eccessi di spesa pubblica di cui prima o poi qualcuno avrebbe pagato il conto.
Quegli eccessi di spesa non son finiti al Polo Nord, sono finiti in posti di lavoro e stipendi, quindi in consumi e c’era Visco alla guida della Banca d’Italia quando l’incredibile Mario Monti ci ha massacrato tutti, scientemente e deliberatamente. Il tenore di vita cui eravamo arrivati era troppo, forse, certo non giustificato da quanto l’Italia produceva e pertanto doveva calare. Monti lo ha fatto calare un po’ troppo brutalmente, per demagogia e incapacità sua e dei suoi accoliti.
Ma Visco non può non sapere che il tenore di vita dell’Italia doveva scendere. C’era anche lui quando qualcuno ha firmato il fiscal compact, il cui scopo è proprio quello di farci rientrare nei ranghi del pareggio di bilancio, portandoci via ogni anno per vent’anni 50 miliardi dalle nostre tasche di cittadini.
E il credito negato alle imprese dalle banche su ordine della sua Banca d’Italia? Visco non ne sa nulla?
Viene il dubbio che anche Ignazio Visco, vista l’aria che tira nel nuovo regime di conformismo, abbia deciso di unirsi al partito di quelli che la colpa è sempre degli altri. Tu spari a uno e poi dici che è colpa sua se è morto. Ora in Italia va così.