Lega attenzione, Salvini suona Vincerò! note di morte e jella

di Sergio Carli
Pubblicato il 31 Agosto 2019 - 13:23 OLTRE 6 MESI FA
Lega attenzione, Salvini suona Vincerò! note di morte e jella

Il leader della Lega Matteo Salvini in una foto d’archivio Ansa

ROMA – Vincerò non è un inno della Lega ma un brano d’opera fra i più belli mai suonati e cantati. Autore Giacomo Puccini, opera Turandot. E anche tra i più sospettabili di menare gramo.

Come Fenesta Ch’a Lucive e Munasterio ‘e Santa Chiara.

Qualcuno deve aver pensato che Nessun Dorma, romanza che si conclude sul crescendo Vincerò! Vincerò! fosse il leit motiv appropriato per scandire la marcia trionfale della Lega verso i pieni poteri a Salvini. Così ogni esibizione balneare dello stesso Salvini era preceduta da quella musica.

Musica bellissima circonfusa però da un alone di jella che il tempo ha reso più intenso.

La stessa crisi che ha vaporizzato i sogni di gloria di Matteo Salvini e messo in un angolo, almeno per ora, la Lega, potrebbe essere conseguenza di quelle note di trionfo e tragedia.

Non se ne sono ancora resi conto, i vertici della Lega, del rischio che corrono. A quanto risulta dalle più recenti cronache della festa della Lega a Conselve (Padova), il comizio di Salvini è sempre preceduto dalle note infauste.

Alcuni esempi della pericolosità di Nessun Dorma?

Si comincia con la vicenda dello stesso Puccini, morto per un tumore alla gola poco tempo dopo avere composto la romanza, lasciando l’opera incompiuta.

Arturo Toscanini, l’inarrivabile direttore d’orchestra, alla prima dell’opera, completata postuma, nel 1926, interruppe l’esecuzione al punto in cui era arrivato Puccini e non la diresse mai più.

Luciano Pavarotti aveva fatto di Nessun Dorma una bandiera. Decine di migliaia di londinesi lo ascoltarono estasiati in una magica notte a Hyde Park.

Decine di migliaia accorsero a New York a Central Park per la performance sponsorizzata da Parmalat per l’esordio sul mercato americano. Era il 1993.

La parabola di Parmalat si concluse in modo tragico. Pavarotti morì di tumore al pancreas.

L’opera da cui Vincerò è tratto è Turandot, di Giacomo Puccini. La trama è semplice e crudele. La principessa Turandot non vuole prendere marito e per questo sottopone i pretendenti a irresolubili indovinelli. I poveretti falliscono e sono decapitati. Un giovane principe da terre lontane decide di provarci, risolve i quiz ma concede una chance alla disperata Turandot ponendo a lei il quesito sulla sua, del pretendente, identità.

Convinto che non sarà scoperta, ecco che si lancia nel mitico e tragico Vincerò!

Quel che segue è certo fino al suicidio della schiava innamorata del principe. Qui muore anche Puccini.

Il finale un po’ melenso con la principessa innamorata e un bacio fra i due ha avuto il potere di bloccare Toscanini. Il quale, convertito antifascista e emigrato a New York, visse a lungo (fino a 90 anni), ricco e sulle ali di un sempiterno successo (si ricorda il recente film Florence con Meryl Streep).

Un geniale studente torinese, Hertz De Benedetti, nel 1928 scrisse una divertente parodia di Turandot. Il cui titolo, Ifigonia, lascia intuire il tono irriverente del poemetto.

Per anni Ifigonia circolò, ciclostilato e poi fotocopiato, fra i banchi dei licei italiani. Poi, in tempi più tolleranti, trovò dignità di stampa presso editori di stazza e ora, grazie a Internet, è liberamente accessibile per tutti gli amatori del genere.