ROMA – Oltre a inserirsi in una lunga catena di illusioni perdute, frutto della tendenza italiana all’auto inganno,
“lo stop alla nomina di Federica Mogherini come Alto Rappresentante della politica estera europea evidenzia quattro errori fondamentali del premier Matteo Renzi“,
scrive su Dagospia un esperto delle segrete cose del Palazzo sotto lo pseudonimo di Diplomaticus .
1. Perché Matteo Renzi ha chiesto gli Esteri quando il nodo è l’economia?
“Appare incomprensibile la scelta della posizione oggi nelle mani di Lady Catherine Ashton, visto che dal primo momento Renzi ha fissato l’obiettivo di ‘flessibilizzare’ i parametri europei in campo economico. Tra le posizioni UE di vertice, quella voluta dal “matador” fiorentino (così ironicamente definito dalla Merkel) è certamente la più ininfluente rispetto alla politica economica.Anzi: il neo-Presidente Juncker, nel suo discorso programmatico a Strasburgo, ha chiarito che intende ulteriormente depotenziarla, visto che il nuovo Alto Rappresentante dovrà essere in giro per il mondo più di quanto non abbia fatto l’algida Ashton.
Secondo il “cerchio magico” renziano, la scelta sarebbe stata legata all’obiettivo di incassare una top position relativamente meno appetita, e di lasciare a Roma l’ultima parola nei negoziati economico-finanziari. Errore blu”.
2. Errore fondamentale puntare su Federica Mogherini: curriculum modesto e tutto troppo di sinistra.
“Gli ambienti conservatori hanno avuto buon gioco nel sottolineare il carattere gauchista della Mogherini – ex-funzionaria di partito dei DS – evidenziato dal Wall Street Journal. I Paesi dell’Europa Centro-orientale (gli unici veramente interessati alla poltrona), nel sottolineare l’insufficiente rigore verso Mosca. I seniores delle istituzioni UE, nel sottolineare l’esilissimo curriculum di un personaggio sconosciuto ai più.Sorprendente la falsa minaccia di schierare l’ancora più sgradito D’Alema (‘’Le Monde’’ ha citato un Renzi secondo cui l’Ue doveva scegliere tra “una giovane donna e un vecchio coi baffi”).
Ora: se Renzi vorrà insistere sulla Mogherini, dovrà mollare ulteriormente in altri settori del negoziato europeo. Se mollerà la Mogherini, si troverà nei prossimi anni con un Ministro degli Esteri gravemente indebolito”.
3. Renzi non piace a Bruxelles né a Berlino: troppo egocentrico e settario.
La super-personalizzazione renziana è molto sgradita a Bruxelles. Le incessanti sparate e le oscillazioni hanno creato fastidio diffuso: non giova certo ammiccare talvolta al conservatore Cameron, poi accusare la “burocrazia di Bruxelles”, infine picchiare duro, a beneficio dell’opinione italiana interna, contro la forte struttura di potere di Berlino (come se si potesse separare la Merkel dalla Bundesbank, e addirittura dal ministro Schaeuble).L’idea renziana di respingere a priori le disponibilità su Enrico Letta ha sottolineato il suo carattere settario; la storia delle istituzioni UE è piena di governi che nominano oppositori interni a beneficio dell’interesse nazionale. E in questo senso è stato molto più patriottico e filo-europeo l'”impresentabile” Berlusconi, che accettò anche Prodi, Monti e Bonino”.
4. Matteo Renzi non ha una strategia chiara e sta sbagliando tutto.
“Qui si torna all’inizio. Cosa vuole l’Italia? Ridiscutere il tetto del deficit al 3%? Già vi ha rinunciato. Ottenere flessibilità senza riforme? Impossibile. Comandare sulla politica estera UE? Impossibile, oltre che inutile. Rientrare nella cabina di guida di Bruxelles? Finora, ne è più fuori che mai, nonostante la Presidenza di turno (quasi insignificante).
Ciò che sorprende più di tutto, è l’acquiescenza – questa, sì, anti-patriottica e non certo filo-europea – di commentatori, diplomatici e addetti ai lavori che conoscono perfettamente questi 4 errori, ma tacciono completamente. Come sepolcri imbiancati”.
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