Uno che critica Papa Francesco apertamente e pubblicamente, staccandosi dal coro di generale ammirazione e meraviglia: è Mario Giordano, ex direttore del Giornale e attualmente editorialista di Libero.
Mario Giordano è quello che Berlusconi licenziò da direttore del Giornale perché aveva ingaggiato una polemica con Carla Bruni, moglie di Nicolas Sarkozy, presidenteai tempi del G8 dell’Aquila. Probabilmente Sarkozy, abituato a fare cose simili al suo Paese, aveva chiesto e ottenuto la testa di Giordano a Berlusconi il quale, avendo disperato bisogno dell’appoggio di Sarkozy, aveva mollato.
Vedremo se e cosa chiederà ora il Papa, dopo che due collaboratori di Radio Maria sono stati estromessi per avere criticato Bergoglio Francesco.
Nella rubrica di posta dei lettori che tiene su Libero, proprio prendendo spunto dal licenziamento dei due a Radio Maria, Mario Giordano ha scritto:
“Strano che quella straordinaria persona di padre Livio, direttore di Radio Maria, abbia epurato i due professori tradizionalisti che hanno dato voce a un disagio esistente in una parte cospicua del mondo cattolico. Non voglio entrare nel merito dei contenuti. Ma vogliamo parlare del metodo?
“Io non mi permetto di criticare il Papa, però da cattolico posso dire che preferirei che il Papa, almeno, non perdesse il suo tempo al telefono con Carlin Petrini di Slow Food? O, se lo fa, che almeno la notizia non fosse divulgata ai quattro venti solo per avere qualche titolo entusiasta sui giornali?
“Che avranno poi da dirsi Carlin Petrini e il rappresentante di Cristo sulla Terra? Avranno parlato del carciofo bianco di Petrosa o della bottarga di Orbetello? Del coniglio grigio di Carmagnola o della tuma di pecore delle Langhe? Della papparella napoletana, della lenticchia abruzzese o del fico secco di Carmignano? Scusi, sua Santità, potrebbe dirmi cosa pensa del peperone di Capriglio?
“Non entro nelle questioni dottrinali, ma sulla comunicazione sì: mi pare che, dopo le scoppole su pedofili e corvi, in Vaticano si sia diffusa un’ansia di piacere, che rischia di disorientare un po’ i cattolici abituati a sentir parlare il Papa all’Angelus e con le encicliche, non attraverso i sermoni domenicali di Scalfari.
“Oddio, può essere che dobbiamo tutti convertirci alla nuova fede di Repubblica, ite missa Eugenia est, ma per lo meno ci si permetta di dire che non si è d’accordo senza finire immediatamente nel mirino della Santa Inquisizione. Perché poi fa effetto no? Da una parte grande apertura per chi non crede, dall’altra grande severità per chi preferisce leggere il Vangelo piuttosto che Scalfari o Carlin Petrini…”.
Fin qui Giordano. Una osservazione che viene di aggiungere è il provincialismo di queste telefonate. Non risulta che di analoghe ne siano state fatte al direttore del New York Times o, per dire, a George Soros o a Christine Lagarde, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale: qualche argomento in materia di povertà e aiuti ai più bisognosi dovrebbero trovarlo.
Sembra che chi consiglia il Papa sia non solo italiano, ma anche esclusivo lettore di Repubblica. Buono per Repubblica e per il prestigio di cui gode anche in Vaticano. Ma il capo di una religione planetaria che passa il tempo con Scalfari, Odifreddi e Carlin Petrini non fa una granché bella impressione.
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