NEW YORK – “Gli Stati Uniti sapevano che l’11 settembre 2001 ci sarebbero stati gli attentati alle Torri Gemelle, ma non fecero nulla”: è quanto sostiene Kurt Sonnenfeld, 54 anni, ex operatore della Federal Emergency Management Agency, l’ente federale per la gestione delle emergenze.
L’uomo dal 2004 si trova in Argentina, dove è fuggito dopo essere stato accusato dell’omicidio della moglie Nancy negli Stati Uniti. Un omicidio poco chiaro: la donna, all’epoca (nel 2002) trentaseienne, venne trovata dalla polizia sul divano di casa, indosso solo la biancheria intima, ed una pallottola in fronte. Sulla pistola le sue impronte digitali ed un biglietto che sembrava un biglietto di addio. Ma nella stessa casa venne trovato anche Kurt, ubriaco, le mani sporche di sangue, e così si procedette all’incriminazione. Quando però il giudice ne chiese l’arresto lui era già in Argentina.
Dal Paese sudamericano, che si rifiuta di estradarlo in quanto contrario alla pena di morte, Sonnenfeld lancia molte accuse al sistema americano, in particolare, appunto, per quanto riguarda gli attentati alle Twin Towers.
L’uomo, a cui per il proprio ruolo venne concesso l’accesso illimitato a Ground Zero per riprendere tutti i dettagli dello stato in cui erano ridotti gli edifici colpiti, sostiene che in uno dei palazzi, nell’edificio sei, c’era un caveau completamente vuoto, come se fosse stato ripulito da qualcuno che era a conoscenza di quel che sarebbe successo.
Tutto questo, spiega il Sun, venne registrato da Sonnenfeld in un video che non consegnò mai alle autorità statunitensi. Da allora, anzi, Sonnenfeld ha continuato a lanciare accuse all’amministrazione americana dell’epoca: “Penso sia possibile che le agenzie di intelligence fossero a conoscenza di un attacco simile. Non solo non hanno fatto nulla perché non accadesse, ma forse l’hanno persino favorito”.