ROMA – Code di turisti davanti al Colosseo, al Foro Romano e Palatino, Terme di Diocleziano e Ostia Antica la mattina del 18 settembre. Il motivo? I siti archeologici della Capitale hanno rinviato l’apertura alle 11,30 del mattino per assemblea sindacale. Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali e del Turismo, ha reagito duramente: “La misura è colma“, ha detto annunciando che proporrà oggi stesso in Consiglio dei Ministri di inserire musei e luoghi della cultura nei servizi pubblici essenziali.
Una brutta sorpresa per quanti si sono messi in coda alle biglietterie e si sono visti respinti fino alla riapertura dei siti. “Potevano avvisarci, non c’è nemmeno un cartello”, si lamentano i turisti delusi, mentre anche le guide turistiche e le forze dell’ordine sono rimaste sorprese della chiusura inaspettata: “Non ci hanno informati“, dicono.
Una situazione che al ministro Franceschini non è andata giù, tanto da annunciare la decisione di intervenire con una nuova legge:
“Proprio nel momento in cui la tutela e la valorizzazione dei beni culturali sono tornate dopo anni al centro dell’azione di governo, proprio mentre i dati del turismo sono tornati straordinariamente positivi, proprio mentre Expo e Giubileo portano ancora di più l’attenzione del mondo sull’Italia, proprio mentre io sono come ministro impegnato nelle discussioni preparatorie per la legge di stabilità a cercare di portare più risorse per la cultura e per il personale del ministero, una nuova assemblea sindacale, questa volta al Colosseo a ai più importanti siti archeologici di Roma, fa restare turisti in fila davanti agli occhi di tutto il mondo. Il buonsenso nell’applicare regole e nell’esercitare diritti evidentemente non basta più per evitare danni al proprio Paese”.
Ad aumentare la confusione, scrive il Corriere della Sera, anche il cartello in inglese che parla di chiusura dalle “8.30 am alle 11.30 pm”:
“nel cartello scritto in inglese dove si parla di chiusura «from 8.30 am to 11 pm», cioè le 23 di stasera. E tra i turisti nasce un po’ di confusione. «Quindi sarà chiuso tutto il giorno?», si domanda una signora. Le Rsu dei lavoratori avevano annunciato l’assemblea giovedì pomeriggio per parlare della «gravissima situazione dei dipendenti della Soprintendenza archeologica dovuta al mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni per le aperture straordinarie e la mancata apertura di una trattativa per il rinnovo del contratto». Già il 23 giugno i lavoratori si erano riuniti in assemblea e il Colosseo era rimasto chiuso, lasciando fuori migliaia di turisti.
«La chiusura ai visitatori dei principali siti archeologici della Capitale, motivata da un’assemblea sindacale (peraltro regolarmente convocata) porta, ancora una volta, alla ribalta l’urgenza di ricomprendere la fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali. Proprio ieri (giovedì 17 settembre, ndr) è iniziata in Senato la discussione dei disegni di legge di modifica alla legge sul diritto di sciopero, sollecitata dallo stesso Governo, ed è mio auspicio che, in quella sede, si ragioni con rigore e serietà anche di questo tema. Lasciare la fruizione del nostro patrimonio culturale fuori dai servizi pubblici vuol dire continuare a dare una pessima immagine del Paese ai cittadini e ai milioni di turisti che quotidianamente scelgono di vistare le nostre città» è il commento di Roberto Alesse, Presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi”.
(Foto Ansa)