Renzi: “Disegno per spaccare Italia”. Cgil: “E’ governo che divide” VIDEO-FOTO

ROMA – “C’è un disegno per spaccare l’Italia, ma basta sfruttare il dolore dei disoccupati“.  Matteo Renzi  prende la parola a Brescia, durante un incontro con i confindustriali. E poco dopo arriva la replica della Cgil: “E’ la strada intrapresa che divide il Paese”.

In piazza a Brescia, lunedì 3 novembre, sono scesi Fiom, Cgil e movimenti sociali che hanno contestato duramente il presidente del Consiglio. Non sono mancati attimi di tensione, con i manifestanti del centro sociale che hanno lanciato uova e fumogeni, tentando di sfondare il corteo, e sono stati respinti dagli agenti. Scontri in cui un carabiniere e un poliziotti sono rimasti feriti.

Già prima dell’arrivo a Brescia, in un’intervista al Tg5, il premier aveva annunciato al sindacato: “Andremo avanti, non fermate il paese. Se serve porremo la fiducia sul Jobs act“.

All’arrivo di Renzi a Brescia per visitare tre aziende e incontrare i confindustriali ad attenderlo due cortei: uno di 800 operai tra Cgil e Fiom e uno di 400 antagonisti. Anche un drone è stato usato dai manifestanti all’arrivo del premier, con 4 diversi striscioni che parlano di articolo 18, diritti dei lavoratori e gli scontri tra polizia e operai Ast di Terni a Roma.

“DISEGNO PER SPACCARE L’ITALIA” – Durante il suo intervento a Brescia, Renzi ha dichiarato:

“Il clima fuori è cambiato: tre mesi fa eravamo una banda di ragazzini, ora che stiamo facendo le riforme siamo diventati la quintessenza dei poteri forti, la linga manus di chissà quali disegni, gli uomini soli al comando. Ma non c’è un uomo solo al comando, c’è un popolo che chiede di cambiare per sempre. Se vogliono contestare il governo lo facciano senza fare del mondo del lavoro un campo di gioco di uno scontro politico. Si affrontino le questioni del Jobs act. Se si vuole attaccare il governo ci sono altre strade, senza sfruttare il dolore dei disoccupati”.

Poi ha aggiunto:

“Dobbiamo evitare un rischio pazzesco. C’è un disegno per dividere il mondo del lavoro, ma non esiste una doppia Italia, dei lavoratori e dei padroni: c’è un’Italia unica e indivisibile e questa Italia non consentirà a nessuno di scendere nello scontro verbale e non solo, legato al mondo del lavoro”.

E ancora:

 “Vogliono contestare il governo? E’ un loro diritto. Vogliono cambiare il presidente del Consiglio? Ci provino, non mi posso occupare di questo. Ma se vogliono contestare lo facciano senza portare lo scontro politico sul tema del lavoro”.

“FIDUCIA SU JOBS ACT” – Il premier Renzi ha detto al Tg5:

“Le dinamiche parlamentari le vedremo alla Camera nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Se ci sarà bisogno metteremo la fiducia. L’importante è che la fiducia non la perdano gli uomini e le donne che vogliono creare lavoro in Italia”.

Parlando del sindacato, Renzi ha detto:

“Il sindacato fa il suo lavoro: in bocca al lupo. Ma noi andiamo avanti perché il nostro obiettivo non fare una battaglia politica ma far ripartire l’Italia e su questo non molliamo di un millimetro”.

Ed ha aggiunto:

“Ho grande rispetto per il sindacato, per tutte le sigle. Ma la mia preoccupazione è di non far fermare il Paese dopo che negli ultimi sei anni si sono persi un milione di posti di lavoro. In sei mesi abbiamo invertito la rotta”.

LA REPLICA DELLA CGIL – “C’è molto nervosismo nelle parole del presidente del Consiglio che ancora una volta evoca fantasmi e complotti, lancia invettive e ammonimenti ma evita accuratamente di dire come si crea lavoro e come si rilancia il Paese”, ha detto la Cgil, secondo cui

“quella imboccata non è la strada giusta. Al contrario, è proprio quella che divide il Paese. Dal presidente del Consiglio vorremmo sentire qualche accusa in meno e qualche riflessione in più sugli errori della finanza e delle imprese. Piuttosto che strizzare l’occhio agli imprenditori, inventarsi strani e improbabili complotti o buttarla in politica, il presidente del Consiglio dia risposte serie ai problemi seri del Paese. Il governo continua a non avere né una politica per l’occupazione né una politica industriale. Si limita a rincorrere le emergenze, senza peraltro riuscire a risolverle, togliendo i diritti e non allargando le tutele”.

RENZI CONTESTATO A BRESCIA – Italia Brontesi sul Corriere della Sera scrive:

“Sono circa 800 i lavoratori in sciopero della Cgil e Fiom partiti alle 9 dal piazzale della Ori Martin e diretti alla fabbrica che ospita il premier. Molti gli striscioni con slogan contro il governo («80 euro in busta paga poi tagliano i servizi», altri contro Jobs act). In corteo anche l’assessore comunale Marco Fenaroli che fa parte di una giunta di centrosinistra.

«Ci sono i delegati di tutte le nostre categorie e i lavoratori Fiom di cinque o sei imprese dell’area che oggi scioperano tra cui quelli della Ori Martin», ha spiegato Domenico Galletti, segretario della Cgil di Brescia. «Appena Renzi arriverà – ha aggiunto – faremo alzare in volo un drone a cui saranno legati quattro diversi striscioni che parleranno dell’articolo 18, dei diritti dei lavoratori e dell’uso improprio dei manganelli la scorsa settimana a Roma»”.

TENSIONI POLIZIA-MANIFESTANTI – Tensione al corteo dei centri sociali a Brescia per l’arrivo di Renzi. Dai manifestanti del corteo del centro sociale ‘Magazzino 47’ sono state lanciate uova, pietre e fumogeni. La polizia ha così caricato per arginare i manifestanti che tentavano di sfondare il corteo e avvicinarsi all’azienda Palazzoli, dove il premier era ospite.

“Assediamo Renzi e le sue politiche” gridano i manifestanti. Non si registrano al momento contusi. Alcuni manifestanti sono intenzionati ad utilizzare un piccolo ‘drone’ telecomandato con uno striscione “droni per l’art 18”. “Renzi non hai mai lavorato giù le mani dal sindacato”: è questo il testo di uno degli striscioni esposti dalla Fiom che sta manifestando contro Renzi fuori dall’azienda di Brescia dove è in corso l’assemblea degli industriali bresciani.

DUE AGENTI FERITI – Nei tafferugli con i centri sociali sono rimasti feriti un agente di Polizia e un carabiniere al quale i manifestanti avrebbero tentato di strappare lo scudo difensivo. I due sono stati medicati. Circa 200 i manifestanti che hanno utilizzato fumogeni, petardi e lanciato sassi e bottiglie. I centri sociali hanno poi tentato di aggregarsi al corteo della FIOM che ha però rifiutato.

(Foto Ansa)

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