La Norvegia ricorda la strage di Utoya un anno dopo: “Breivik ha fallito”

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Utoya OSLO – Domenica 22 luglio, l’intera Norvegia si è stretta nel ricordo delle 77 vittime delle stragi che esattamente un anno fa, prima a Oslo e poi sul vicino isolotto di Utoya, persero la vita per mano di Anders Behring Breivik, il fanatico di estrema destra che sostiene tuttora di aver agito per salvare da una fantomatica “invasione musulmana” l’identità e la cultura del suo Paese.

“La bomba di Oslo e i proiettili di Utoya erano mirati a cambiare la Norvegia”, è stata la replica rivolta indirettamente al killer, la sentenza sul cui processo e’ attesa per il 24 agosto prossimo, dal primo ministro Jens Stoltenberg, laburista. “Il popolo norvegese pero’ ha risposto abbracciando i nostri valori. L’assassino ha fallito, il popolo ha vinto”.

Nel frattempo in tutto lo Stato scandinavo si tenevano funzioni religiose, deposizioni di omaggi floreali, raduni commemorativi e concerti in onore dei connazionali caduti sotto i colpi dell’estremismo di Breivik, ora 33enne. Tra essi ci sarebbe dovuto essere lo stesso Stoltenberg, sfuggito all’attentato dinamitardo contro il proprio ufficio, nel centro della capitale, solo grazie al fatto che casualmente in quel momento si trovava nella propria residenza ufficiale; otto passanti non furono tuttavia altrettanto fortunati, così come la sorte non assistette 69 tra i partecipanti a un campo estivo della Gioventù  Laburista sull’isola fatale, situata una quarantina di chilometri a nord-ovest della città: furono falciati dalle spietate raffiche del sedicente affiliato al misterioso ‘Ordine dei Cavalieri Templari’.

Seduti in chiesa, tra una folla enorme, c’erano in prima fila re Harald V e la regina Sonja accompagnati dalla principessa Martha Louise, lo stesso Stoltenberg, che ha partecipato di persona alla maggior parte degli eventi in programma, insieme ad altri membri dell’esecutivo. La funzione, trasmessa in diretta dalla televisione nazionale, è stata celebrata dall’arcivescovo di Oslo, Ole Christian Kvarme, in un clima di emozione quasi timida, di cordoglio ma anche di ottimismo nel futuro di un Paese che ha saputo superare una prova così orrenda senza lasciarsi stravolgere dal sentimento di vendetta.

“La luce brilla nell’oscurità, e l’oscurità non ha prevalso”, ha proclamato il prelato durante l’omelia, “perché  attraverso il dolore più profondo e il pianto, in mezzo al silenzio che ha avvolto la Norvegia, sono state pronunciate parole importanti sull’amore e sulla dignità. Dapprima sussurrate, poi ad alta voce”. Ovunque, durante le manifestazioni alla memoria, campeggiavano migliaia di candele ma soprattutto di rose, simbolo del Partito Laburista: l’obiettivo, il bersaglio più odiato da Breivik.

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