BERLINO – La norma che ha fatto sì che i medici non comunicassero alla Lufthansa lo stato di salute di Andreas Guenter Lubitz, il co-pilota depresso con tendenze suicide che ha ucciso le 149 persone che volavano sull’Airbus GermanWings da lui guidato, vennero introdotte in Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale per evitare lo spionaggio del Nazismo. E pongono una questione all’ordine del giorno in molte democrazie: dove finisce la tutela della privacy e inizia la necessità di comunicare dati sensibili?
Il problema ora in Germania se lo pongono in molti. Nel partito Cristiano-democratico di Angela Merkel ma in generale nell’opinione pubblica si fa sempre più largo una tesi di buon senso, almeno apparentemente: che i medici e gli psichiatri che hanno in cura pazienti che svolgono professioni sensibili, che coinvolgono molte persone, non godano del totale riserbo sulle proprie condizioni di salute nel caso queste mettano a rischio altri.
In realtà una norma del genere già ci sarebbe. L’associazione dei medici tedeschi, infatti, prevede che gli psichiatri e in generale i dottori debbano mantenere il silenzio su quello che viene loro raccontato e sulle condizioni dei propri pazienti anche dopo la morte di questi e anche nei confronti dei familiari dei loro assistiti. Eppure un’eccezione a questa norma già c’era, anche prima del disastro aereo della GermanWings: i medici, infatti, hanno la facoltà di comunicare a terzi lo stato di salute dei propri pazienti nel caso ritengano che condividere quelle informazioni possa prevenire “un crimine particolarmente serio” o mettere a rischio la vita di qualcuno. Cioè proprio quello che è successo nel caso di Andreas Lubitz.