MANCHESTER – “Sappiamo chi è stato”. Lo dice la polizia inglese a proposito dell’attentatore della strage di Manchester. La polizia quindi, come conferma la premier inglese Theresa May, sa chi è stato a a far saltare in aria quella bomba piena di chiodi al concerto di Ariana Grande. Sa chi ha ucciso 22 persone, per la maggior parte ragazzini. Secondo la Cbs si tratterebbe di un kamikaze, Salman Abedi, 23enne di origini libiche, ed era noto alle autorità britanniche. Mancano conferme per ora, ma a questo punto una domanda sorge spontanea, ma come hanno fatto i poliziotti a sapere in così poco tempo chi ha fatto la strage?
Sono passate poche ore dall’attentato, neanche 12. Una notte intera e qualche ora dopo l’alba. “Sappiamo chi è stato”. Hanno visto l’attentatore in fuga? Probabile, ma allora come farselo sfuggire. E soprattutto, se è stato un kamikaze? Aveva dei complici che facevano parte di una rete che la polizia inglese ha immediatamente individuato poche ore dopo l’attentato? Forse la più plausibile delle ipotesi, quella che ha permesso di arrestare altri attentatori in Belgio e a Parigi. Poi c’è però anche una terza ipotesi, la più sconcertante, quella che fa più male: la polizia lo conosceva ancor prima che l’attentatore facesse saltare in aria la bomba? Una falla nel sistema di sicurezza dell’intelligence inglese e anche europeo insomma. Improbabile, ma non impossibile.
Ad ogni modo la polizia sa chi è. Si attende di sapere però soprattutto se è un residente britannico, se è un foreign fighter. Quello che sappiamo è che la bomba è artigianale ma non necessariamente richiede la partecipazione di una cellula di attacco. Ma l’organizzazione di una cosa del genere è troppo complessa per un atto individuale come l’uomo col coltello sul ponte a Londra. Quindi si tratta quasi certamente di una cellula. A conferma di questo ci sono gli arresti. Prima un 23enne legato all’attentato, poi altre tre persone. Tutte legate all’attentato ma nessuna che abbia premuto il pulsante della strage.