ROMA – Stava per rimetterci anche il povero cervo, con il suo salame accusato di essere tra i portatori dell’Escherichia Coli, più noto come “batterio killer”. C’è voluta una nota del ministero della Salute per confermare che gli esami hanno dato esiti negativi ”il campione, ha fatto sapere il ministero, è stato esaminato dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per E.coli dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma ed è risultato negativo per presenza di Escherichia Coli produttore di verocitotossina (VTEC)”.
E’ andata però peggio al cetriolo spagnolo: l’allarme si è diffuso con la rapidità delle bufale, quasi fosse più rassicurante aver trovato l’untore, aver individuato la causa. Peccato anche anche in quel caso si trattasse di falso allarme.
Un falso allarme che ha portato, solo in Italia, al sequestro di 16 quintali di cetrioli. Il Belgio ha bloccato le importazioni dalla Spagna. La Russia, come sempre facendo le cose in grande, ha deciso di bloccare l’import da tutta Europa. La Germania ha puntato il dito, per i suoi connazionali morti, contro Madrid. E adesso si ritrova a chiedere scusa.
Non solo: il capo del governo spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero ha annunciato oggi che il suo paese chiederà i danni per il pregiudizio subito dall’agricoltura spagnola.
E si parla di danni perché, almeno in Italia, i casi ancora non si sono visti. Si è rivelato invece un falso allarme il caso del turista tedesco ricoverato all’ospedale di Merano per una grave forma di dissenteria. Stesso epilogo per la morte di una donna di 62 anni all’ospedale di Firenze: l’autopsia ha escluso qualsiasi relazione con il batterio che sta seminando il panico in Europa.
Solo che ora che il nemico non è più chiaramente identificabile, le conseguenze finiscono per ricadere anche sui coltivatori nostrani: “L’incertezza sta avendo effetti devastanti sui mercati, denuncia la Coldiretti, poiché oltre un cittadino europeo su tre (il 35 per cento) evita di acquistare i prodotti di cui ha sentito parlare nell’ambito di una emergenza relativa alla sicurezza alimentare, secondo eurobarometro”.
Ecco allora che la confederazione dei coltivatori diretti ha pensato di difendersi con un'”operazione antipanico”: distribuendo, cioè, in molte regioni oltre 10 tonnellate di cetrioli e altra frutta e verdura made in Italy a chilometri zero per ribadire “l’assoluta sicurezza della produzione italiana che ha conquistato in europa e nel mondo il primato della qualità e della sicurezza alimentare”.
Intanto, però, anche la Germania non se la passa tanto bene. Prima la colpa è stata data ad una festa ad Amburgo, dove, tra il 6 e l’8 maggio scorsi, circa 1,5 milioni di persone hanno visitato il porto e circa un settimana dopo i primi pazienti affetti da dissenteria sono stati ricoverati nell’ospedale universitario di Amburgo-Eppendorf.
Poi, sempre in Germania, è toccato ad un ristorante di Lubecca, nel Land che ha avuto finora il maggior numero di vittime: 17 persone che hanno visitato il ristorante avrebbero contratto l’infezione legata al ceppo Ehec del batterio.
Il fantasma ignoto che incute timore in tutta Europa ricorda le recenti Sars, Aviaria e Mucca Pazza. Eppure, facendo un po’ i conti, è evidente che i venti morti in tutta Europa sono ben poca cosa rispetto alle 120mila vittime della strada ogni anno nella stessa Europa. O ai circa seimila morti annui sul lavoro – solo in Italia.
Forse però la paura dell’epidemia può far comodo a qualcuno, come, tanto per dirne una, le aziende farmaceutiche. Come i vaccini che sono stati fatti acquistare da vari Paesi – tra cui l’Italia – per prevenire eventuali pandemie nei casi di Sars o AH1N1. Quei vaccini sono rimasti inutilizzati. Pericolo scampato. O bufala svanita?