BERLINO – Forse Berlino non è la città più adatta per Barbie: la reginetta di plastica glamour che oggi giovedì 16 maggio apre i battenti della ‘sua casa dei sogni’ – 2500 metri quadrati rosa – a due passi da Alexander Platz. E’ proprio qui che esploderà infatti l’indignazione delle donne contrarie alla filosofia della bambola dal corpo perfetto quanto inverosimile, in una protesta organizzata sul web.
Per capire cosa succederà06, basta dare un’occhiata a un gruppo di Facebook, che promuove la manifestazione al grido ‘Occupy dream house’. Si leggono le voci di femministe, antifasciste, e cittadine disgustate, che scenderanno in strada contro la bambola. ”It’s all about pink?”, si legge sul sito.
Sul colore non hanno torto. Perché tutto in questo angolo di paradiso per i fan della modellina prodotta da ‘Mattel’, venuta alla luce ormai 54 anni fa, sarà effettivamente rosa. E bambine e ragazze di tutto il mondo potranno, nel mitico ascensore della villetta divenuta realtà, inoltrarsi dal maestoso ingresso, verso la cucina e la camera da letto, per perdersi nell’immenso armadio della bionda meglio vestita del globo.
Un biglietto familiare costa 49 euro, e anche su questo c’è già chi ha da ridire nella città che frequenta il glamour solo se accessibile alle tasche di tutti, e che predilige comunque tutto ciò che è avanguardia dal sapore spartano. La visita nella ‘Casa dei sogni di Barbie’ è immaginata come un’esperienza interattiva, grazie a un braccialetto che sarà fornito all’ingresso dietro una cauzione da 5 euro: per giochi multimediali con la padrona di casa, che abita in via Voltaire.
A pochi passi dal luogo simbolo della Berlino est di una volta: un contrasto che pure fa un certo effetto. ”Non non vogliamo che le ragazzine, soprattutto nell’età della scuola primaria, vengano esposte a una propaganda sessista”, si legge in una sorta di manifesto di Occupy, che scippa il nome ai gruppi di protesta che hanno animato il dibattito contro l’alta finanza, sopratutto in Germania. ”Perciò protesteremo pacificamente per un’educazione infantile senza sessismo. Ci sono molte alternative a Barbie”, spiegano citando ad esempio l’eccentrica Pippi calzelunghe.
Dichiarare guerra alla casa della bambola sexy, significa schierarsi ”contro ogni cliché sui ruoli”, ”contro la discriminazione delle donne sul lavoro”, ”contro i salari bassi e il carico domestico eccessivo subito ancora da alcune donne”, si legge. Perché avercela tanto con Barbie? ”Perché rappresenta l’immagine delle donne il cui solo compito è essere particolarmente belle e occuparsi della casa”.
Sotto attacco finiscono anche il seno prosperoso, i fianchi smilzi, la pancia piattissima: ”Se fosse una donna vera non potrebbe stare in piedi, né sopravvivere viste le dimensioni”. Non basta. C’è spazio anche per i movimenti antifascisti, nella protesta contro quell’ ”incubo”, quell’ ”inferno rosa” finito da giorni sotto attacco: ”Cosa c’entra Barbie col nazismo?”, spiega la fondatrice del gruppo ‘Pinkstinks’ sullo stesso sito: ”Barbie cucina si trucca, canta, si occupa di questioni di stile”, ogni porta è aperta per lei ”perché è bella”.
”Non tutti i suoi fan sono nazisti, ma Barbie può veicolare il modello sociale basato sui ruoli della cultura nazi”.
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