MILANO -Cercasi cavie umane per farmaci in sperimentazione. Si offrono Mille franchi svizzeri, ovvero poco più di 900 euro, no disoccupati. E i soldi possono triplicarsi se il farmaco da sperimentare richiede più tempo di permanenza in clinica.
Succede in Svizzera ma le cavie umane, come racconta sul Corriere della Sera Gianluca Mattei, sono quasi tutte italiane. Quasi tutti lombardi, per la precisione: milanesi, varesini e comaschi.
Ad accettare di fare da cavia sono prevalentemente maschi (il 75%). La maggior parte sono giovani ma non mancano signori di mezza età e anziani che approfittano visto che l’offerta cavia include anche un check up totale e gratuito. Non vengono accettati disoccupati perché, essendo spinti da necessità, non vengono considerati liberi di scegliere. Scrive Mattei:
«I dati oggi a nostra disposizione ci dicono che nell’ultimo ciclo di sperimentazioni abbiamo avuto un consumo di 190 volontari – spiega Giovan Maria Zanini, Farmacista cantonale e presidente del Comitato etico che controlla e disciplina i test medici – più del 90% proviene dalla Lombardia e la gran parte di queste persone risiede in un raggio di 50-100 chilometri dal luogo della ricerca. Un gran numero di milanesi, poi persone di Varese e di Como».
Perché tutti questi lombardi in Svizzera a fare da cavie? Uno dei fattori è certamente la vicinanza geografica. Anche perché c’è un regolamento che lo dice forte e chiaro: bisogna risiedere non troppo lontano da dove ci si presta a fare la cavia. Qualcosa può andare storto, inutile negarlo. Se si sperimenta lo si fa anche e soprattutto per capire quali siano gli effetti collaterali. Eppure c’è chi si presta. Per incoscienza o forse solo perché 1000 euro sono abbastanza per rischiare la pelle.