LONDRA – “Mamma, mi sono resa conto che sto morendo. Grazie per quello che hai fatto per me”: sono le ultime parole di Gloria Trevisan alla madre. La giovane padovana di 26 anni, dispersa nell’incendio alla Grenfell Tower di Londra insieme al suo fidanzato Marco Gottardi, quella notte tra il 13 e il 14 giugno l’ha passata facendo diverse telefonate ai genitori. E nell’ultima, intorno alle 4 di mattina, aveva ormai capito che non c’era più nulla da fare e da sperare.
Gloria aveva lasciato Camposampiero (Padova) per Londra solo due mesi fa. Dopo la laurea con 110 in architettura “in Veneto le proponevano di lavorare per 300 euro al mese. Ma Gloria non voleva pesare su di noi e ha deciso di andare all’estero con Marco. In poche settimane ha avuto l’occasione di guadagnare 1.800 sterline (2.100 euro) al mese. Londra ha saputo offrirle ciò che meritava per le sue capacità”, hanno raccontato al Corriere della Sera i suoi genitori, che accusano lo Stato italiano: “È colpa dello Stato che costringe i nostri figli a scappare all’estero per cercare un lavoro”.
A Londra Gloria e Marco, 27 anni, abitavano nel grattacielo di 24 piani alla periferia ovest della città. Un palazzone di working class e immigrati. Il loro appartamento era la ventitreesimo piano, e quando hanno visto il fumo, la notte del 14 giugno, hanno capito che era successo qualcosa di grave.
“Mamma, è successo qualcosa…”: così è iniziata la prima telefonata di Gloria ai genitori. Da quel momento Emanuela Disarò e suo marito Loris hanno parlato a più riprese con la figlia, registrando le chiamate successive.
Poco dopo le 2, è arrivata la seconda telefonata. E questa volta Gloria era agitata, tanto che la madre le ha dovuto chiedere di parlare con il fidanzato, che ha ostentato sicurezza, ma probabilmente solo per cercare di tranquillizzare la compagna: “Ci sono i pompieri, va tutto bene”.
Verso le 3 le televisioni, anche italiane, hanno iniziato a trasmettere le immagini dell’inferno di fuoco di Londra. E i signori Trevisan hanno potuto vedere che cosa stava succedendo alla loro figlia.
“Da qui non possiamo uscire, siamo bloccati”, spiegava Gloria. Poi, l’ultima telefonata alle 4. Quando ormai la paura era stata assimilata ed era diventata presa di coscienza: “Mamma, mi sono resa conto che sto morendo. Grazie per quello che hai fatto per m. Sto per andare in cielo, vi aiuterò da lì”.