ROMA – “Da quando ho visto quant’era carina ho desiderato fare sess0 con lei” ha dichiarato durante il processo a suo carico Hussein Khavari, il richiedente asilo che avrebbe stuprato e ucciso Maria Ladenburger, figlia di un alto funzionario Ue tedesco. I due si sarebbero conosciuti nel centro di accoglienza profughi dove la giovane faceva volontariato.
Khavari avrebbe incontrato la giovane sulla via del ritorno verso casa sua, a Friburgo in Germania, l’avrebbe aggredita, violentata e annegata. A incastrarlo sarebbero state le tracce di Dna trovate sulla sciarpa della ragazza che combaciano perfettamente con quelle del ragazzo.
La vicenda della ragazza, figlia del dirigente della Ue, Clemens Ladenburger, aveva particolarmente scosso l’opinione pubblica tedesca, dopo i fatti di Colonia che avevano fatto finire nel mirino di feroci critiche Angela Merkel, pronta peraltro a ricandidarsi per il quarto mandato.
Maria, nella notte del 15 ottobre 2016, era stata ospite a una festa alla Facoltà di Medicina, che lasciò poco prima delle tre del mattino, in sella alla sua bici. Non sapeva che ad aspettarla nell’ombra c’era Hussein Khavari, che le saltò addosso e dopo averla stuprata decise di annegarla nel vicino fiume Dreisam. Venne infine simulato dal giovane profugo un incidente. L’opinione pubblica tedesca rabbrividì di fronte a quel brutale atto, commesso peraltro ai danni di una ragazza in prima linea nell’assistenza ai rifugiati.
Venne così istituita una commissione speciale composta da 68 ufficiali. La task force interrogò più di 1400 testimoni, infine – grazie a una sciarpa nera ritrovata in riva al fiume e sulla quale furono trovate tracce biologiche – si poté fare il confronto con un capello trovato invece in una pianta e appartenente al presunto assassino. Decisive anche alcune videoregistrazioni, così si arrivò ai primi di dicembre e all’annuncio dell’arresto di Hussein Khavari.