Una volta il protagonista degli incubi tedeschi era incarnato dall’idraulico polacco. Ora tocca alla domestica polacca. Anonima, anche se si firma Justyna Polanska. E’ lei l’autrice di un libro di memorie che indaga sui vizi privati dei borghesi in Germania, visti nell’intimità familiare. E non è un bel vedere, tra accuse di sporcizia, disordine, crudeltà mentale. “Sotto il letto dei tedeschi”, giunto subito ai primi posti dei best seller, smonta il mito della precisione teutonica e ridicolizza le pretese di efficientismo e rigore.
Il libro, a suo modo, è un manifesto politico che restituisce dignità e orgoglio a quell’esercito di domestici, collaboratori, lavoranti che manda avanti le case di questi datori di lavoro. Sono circa 500 mila, quasi tutte donne e provenienti dalla vicina Polonia. Moltissime erano arrivate con un titolo di studio in tasca e grandi aspirazioni. Crollate di fronte a una realtà fatta di mancanza d’impieghi, sussidi, ristrettezze economiche. Quasi tutte si sono reinventate colf, per bisogno.
La Polanska non concede attenuanti. Più della spilorceria, del razzismo variamente ostentato, più dei mezzucci per mettere alla prova l’onestà dei domestici, è la sporcizia a indignarla. L’elenco di ciò che letteralmente ha trovato sotto quei letti, è esilarante quanto incredibile. Unghie dei piedi intatte, il cadavere in decomposizione di un criceto e persino due denti del giudizio sono le scoperte più interessanti.
Non poteva mancare un accenno al razzismo. Quante volte, stretta fra i denti, ha dovuto ascoltare l’imprecazione “Merda Polonia” da parte di un qualche avvocato, o poliziotto o addirittura di un giudice.
[gmap]