TOLOSA – Al rabbino Jonathan Sandler, nato a Parigi 30 anni fa, Tolosa piaceva per “la tranquillità”. Una città (la quarta più popolosa di Francia) dove era arrivato nel settembre scorso con l’idea di studiare e crescere i suoi tre figli accanto alla moglie, lasciando per un paio d’anni Gerusalemme, il quartiere di Kiryat Hayovel dove avevano casa e il centro di studi ebraici Zichron Shimon dove contava di tornare a completare gli studi.
Sandler, ucciso nella strage di Tolosa lunedì mattina, era una di quelle persone per cui gli studi sono un tour che non finisce mai. È morto davanti all’entrata dell’istituto Ozar haTorah (che comprende anche un collegio di 50 studenti e una sinagoga) dove insegnava la Torah (la Bibbia). Secondo alcune testimonianze è stato il primo a essere colpito dall’uomo in scooter. Un giovane che abita vicino all’istituto ha raccontato di aver scambiato con il professore un saluto frettoloso saluto. Il tempo di voltarsi, sentire gli spari. Si è girato e ha visto il corpo immobile di Sandler a terra.
Altri testimoni hanno detto che il papà ha cercato di proteggere i figli con il suo corpo. Su quattro vittime, tre hanno meno di 10 anni. Il killer voleva uccidere i piccoli. Forse è una consolazione pensare che al rabbino Sandler sia stata risparmiata la sofferenza più atroce, veder morire Arieh di 5 anni e Gabriel di 4.
Come riporta il Corriere della Sera, come ogni mattina stavano andando tutti e tre a scuola. Il luogo dell’attacco, al numero 33 di rue Jules-Dalou, una via stretta in lieve salita in una zona tranquilla della tranquilla Tolosa, è un punto di fermata per la navetta che trasporta gli scolari della materna e dell’elementare Gan-Rachi che è poco lontana. Erano le 8, la strada affollata di gente che lascia i figli prima di andare al lavoro. I colpi di arma da fuoco, l’uomo che lascia lo scooter e insegue i bambini fin dentro la scuola (così dicono gli investigatori) sparando con l’arma di riserva, prima di sgommare indisturbato.