Ungheria arresta 9mila migranti. Muro Orban sigilla confine

Migranti, Ungheria: la polizia di Orban ne arresta 10mila
Migranti, Ungheria: la polizia di Orban ne arresta 10mila

ROMA – Quasi 10mila migranti sono stati messi agli arresti sul lato ungherese del confine con la Serbia: oltre a polizia ed esercito il governo di Budapest ha mobilitato anche 30 giudici, pronti per giudicare per direttissima i rifugiati clandestini. Anche solo danneggiare la barriera di filo spinato è considerato reato.

Intanto la Merkel dà una strigliata all’Italia e alla Grecia: “Facciano subito gli hotspot per i migranti”. E l’Austria vuole rimettere i controlli ai confini, quindi anche al confine con l’Italia. I punti nodali dei controlli sulle frontiere austriache dovranno essere sui confini con Ungheria, Italia, Slovenia e Slovacchia. È quello che emerge da una lettera del ministero dell’interno austriaco inviata alla Commissione Ue e anticipata dall’agenzia APA. In seguito si è appreso che l’Austria ha notificato alla Commissione Ue la reintroduzione temporanea dei controlli a tutte le sue frontiere a partire da domani. Si conferma che saranno effettuati ai confini con l’Ungheria, ma anche con Italia, Slovenia e Slovacchia. Per Bruxelles “a prima vista sembra essere una situazione che rientra nelle regole” Schengen.

La polizia a cavallo ungherese sorveglia tratti del confine con la Serbia (175 chilometri) che dalla mezzanotte di ieri è completamente sigillato per evitare l’ingresso nel Paese di migranti illegali. In base alla nuova normativa sui migranti, l’ingresso illegale in Ungheria è considerate da oggi un reato punibile con l’espulsione o la condanna fino a tre anni di carcere.

I migranti hanno continuato ad arrivare a piedi nella notte, molte le famiglie con bambini, ma passare in Ungheria sembra ormai impossibile. La polizia magiara ieri sera ha avvertito che ogni 35 metri lungo la frontiera blindata dalla barriera metallica e di filo spinato fa la guardia un poliziotto o un militare.

Sul fronte diplomatico l’Ungheria guida anche il fronte dei paesi dell’Est che dicono no alle quote obbligatorie di rifugiati da ridistribuire in Europa bloccando un accordo praticamente già preso. Anche a costo di rinunciare al trasferimento fuori dei suoi confini dei profughi arrivati in queste settimane come per l’Italia e la Grecia. In gioco, nel senso che è a rischio, anche il trattato di Schengen sulla libera circolazione: si teme un effetto domino dopo che Berlino, Vienna e Bratislava (Slovacchia) hanno ripristinato i controlli alle frontiere. Profughi accampati alla frontiera con l’Ungheria (Reuters):

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