ROMA – La mattina a casa in malattia, causa diarrea, la sera per locali a cantare. Per il giudice si può fare: non si tratta di una truffa. L’autista Atac Ezio Capri è stato prosciolto da ogni accusa. Scrive Giulio De Santis sul Corriere della Sera:
La dissenteria impedisce di guidare l’autobus di mattina, ma non di cantare la sera «Tutto il resto è noia» di Califano, magari anche con la camicia sbottonata. Il riscontro della compatibilità della salute malandata con il canto, ma non con il lavoro, è uno dei presupposti che ha convinto il giudice dell’udienza preliminare a prosciogliere Ezio Capri, autista dell’Atac e amante del Califfo, accusato dalla procura di truffa aggravata per essersi dato malato negli stessi giorni in cui la notte andava a esibirsi nei locali pubblici come cantante. «Il fatto non sussiste» come reato perché, come scrive il gup Stefano Aprile nelle motivazioni della sentenza di proscioglimento, «la partecipazione all’evento canoro è perfettamente compatibile con la malattia».
Malessere che, nel caso dei giorni di assenza coincidenti con la sera di Capodanno del 2014, era «diarrea», come riportato nel certificato medico citato dal gup. In quell’occasione Capri non poté muoversi di casa per andare a guidare il bus a causa dei problemi allo stomaco, mentre la sera riuscì ad arrivare all’Audithorium Seraphicum dove dimostrò doti canore capaci di strappare applausi. Il giudice, comunque, non ha prosciolto Capri – difeso dagli avvocati Roberto Pecoraro e Anna Bellumari – solo sul presupposto che il canto è compatibile con la malattia, mentre quest’ultima è inconciliabile con il lavoro. Nota il gup che «il dipendente in malattia, al di fuori di specifici orari in cui è tenuto a trovarsi all’interno del domicilio per eventuali controlli da parte dell’autorità sanitaria, è libero di allontanarsi dall’abitazione e di svolgere qualunque attività». Svolta la visita fiscale, Capri pertanto poteva andare dove desiderava.