BERGAMO – Panchine di legno ma con un bracciolo al centro. La funzione è chiara: sono per sedersi, non per sdraiarsi, e l’intento è quello di allontanare i bivacchi dei clochard.
Le panchine anti-clochard hanno debuttato tra le polemiche a Bergamo, lungo viale Giovanni XXIII, cuore della città al centro delle celebrazioni sulla santificazione di papa Giovanni e di papa Wojtyla. L’amministrazione difende le nuove panchine, come spiega l’Eco di Bergamo:
«Semplicemente il decoro va tutelato, ce lo chiedono i cittadini. Qualcuno aveva anche domandato di togliere del tutto le sedute, non ci è sembrato il caso: l’area è molto turistica. E le panche sono fatte per sedersi», chiosa l’assessore alla Sicurezza, Massimo Bandera. Che è leghista, come chi s’inventò l’accorgimento. Era il 2007, il sindaco veronese Flavio Tosi installò le panche: tuonarono le parrocchie parlando di «vessazione», attaccò l’opposizione, il comico Crozza fece recapitare in municipio una poltrona con cactus per cuscino. Eppure le panche scaligere sono ancora lì e la politica del bracciolo scomodo fa proseliti. Anche molti anni dopo.
Il sindaco Franco Tentorio taglia corto: «È un modo per evitare bivacchi». I competitor al voto criticano: «Sfoggio muscolare». Ma è don Fausto Resmini, che a un passo dal viale gestisce una mensa per i poveri, a dire tutto con un’immagine: «Ho visto i paletti, ho pensato alle punte per tenere lontani i piccioni che sporcano. Qui però parliamo di esseri umani. Si cacciano i poveri, ma non è così che si risolve il problema».