ROMA – “Parlavo in generale”, e ancora: “Nell’intervista non c’erano domande relative al processo Mediaset”. Il giudice Antonio Esposito si difende con un comunicato scritto il giorno dopo la pubblicazione della sua intervista al Mattino, in parte smentita proprio perché, a suo dire, non ha mai rilasciato dichiarazioni che riguardassero nello specifico il processo di Berlusconi.
La questione ormai è più politica che giuridica. Esposito è il giudice di Cassazione che ha appena condannato Berlusconi nell’unico processo che lo ha riguardato arrivato a una condanna definitiva. Processo che ha cambiato lo status giuridico di Berlusconi e il clima politico del futuro prossimo del Paese. Questo giudice viene contattato da un giornalista per parlare del concetto giuridico del “non poteva non sapere“, ovvero della questione dirimente che ha interessato 3 gradi di giudizio del suddetto processo Mediaset. Alla luce di questo non può non risultare debole la versione secondo la quale si stesse parlando solo di astratta giurisprudenza.
Esposito ha letto l’intervista e ascoltato la registrazione del colloquio. E sostiene che il contenuto è stato “manipolato”con l’inserimento dell’articolo di una domanda sul processo Mediaset, ”mai invece rivoltagli dal giornalista”, e che né domanda né risposta erano riportate nel testo da lui ricevuto via fax.
Esposito, in un lungo comunicato scritto in terza persona, sottolinea di aver ascoltato i “pochi minuti di registrazione mandati in onda ieri sera” della sua intervista, registrazione effettuata a sua “insaputa” e di cui non è in possesso, avendo solo “il testo definitivo dell’intervista che il giornalista si era impegnato a pubblicare solo a seguito del (suo) benestare, concessogli alle ore 20 del 5 agosto, dopo che alle 19,30 gli era pervenuto via fax il testo da pubblicare”.
Alla luce dell’ascolto della registrazione, Esposito “ritiene di poter così definitivamente puntualizzare una vicenda ampiamente strumentalizzata”, ribadendo in primo luogo “la manipolazione del contenuto dell’intervista dalla quale, per espresso divieto del dr. Esposito, sicuramente risultante dalla registrazione, dovevano essere escluse del tutto domande relative al merito della decisione”.
“Il giornalista – si legge nella nota – nel riportare nell’articolo pubblicato il colloquio con il dr. Esposito circa il tema generico se un imputato può essere condannato sulla base del principio ‘non poteva non sapere’, ha fittiziamente inserito nell’articolo la domanda che, per come risulta dalla registrazione mandata in onda, non è stata mai rivolta al dr. Esposito: ‘Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?’. Eseguita questa scorretta operazione di inserire nell’articolo una domanda proprio sul processo, mai, invece, formulata, il giornalista ha, poi, strumentalmente ‘agganciato’ – e fatto risultare come risposta del dr. Esposito ad una specifica domanda sul processo mai rivoltagli – parte del discorso del tutto generico sul ‘non poteva non sapere”, discorso che, per come risulta dalla registrazione messa in onda, è molto più ampio di quanto riportato nell’articolo, tant’è che il dr. Esposito non ne ricordava più tutti i particolari anche perché – e la questione è dirimente – tale domanda e la supposta risposta che non era risposta ad alcuna domanda non erano riportate nel testo dell’intervista concordato per la pubblicazione ed inviato, come già detto, via fax al dr. Esposito alle ore 19.30 del 5 agosto per il suo benestare, cui era stata espressamente subordinata la pubblicazione”.
“Manipolato così il testo con l’inserimento della domanda sul processo e specificatamente sull’esito – prosegue la nota – il giornalista ha potuto affermare inveritieramente in prima pagina che il Presidente della Corte spiegava la sentenza e ‘sparare’, sempre in prima pagina – e questo era il suo vero fine – il titolo, a caratteri cubitali virgolettato (e, quindi, al dr. Esposito attribuibile) ‘condannato perché sapeva’ e, in seconda pagina, sempre a caratteri cubitali, altro titolo sempre virgolettato (e, quindi, sempre al dr. Esposito attribuibile) ‘Berlusconi condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere’. E’ facile constatare che, come risulta dalla registrazione mandata in onda tali espressioni attribuite al dr. Esposito, non sono mai state dallo stesso pronunziate”.
“Si ribadisce ancora – conclude il comunicato – la manipolazione del testo dell’intervista, concordato e da pubblicare, inviato dal giornalista al dr. Esposito via fax alle ore 19.30 (che si allega al presente comunicato), manipolazione avvenuta con l’inserimento, in sede di pubblicazione sia della domanda, mai rivolta, ‘non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?’, sia della espressione attribuita al dr. Esposito: ‘Berlusconi condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere’, frase mai pronunziata nel corso del colloquio telefonico dal dr. Esposito. E’ agevole, quindi, constatare come il dr. Esposito non abbia spiegato in alcun modo la sentenza di condanna già pronunziata”.
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