MILANO – La legge Salva-Sallusti forse resterà sui banchi del Parlamento ma c’è già una “Salva-Sallusti” de facto che dovrà essere applicata dai pm che si occupano dell’esecuzione delle pene. È la legge “svuota-carceri”, valida non solo per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti
(Lo ha scritto su Blitz l’avv. Antonio Buttazzo: C’è gia la legge, la svuota-carceri: applicarla a tutti) ma per tutti gli imputati in casi analoghi.
I pm dovranno chiedere la detenzione agli arresti domiciliari e non in carcere. Lo ha stabilito con una circolare il capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati. La procura di Milano ha comunicato che
“ha adottato una disposizione di carattere generale in ordine ai criteri applicativi della legge 199/2010 (la cosiddetta svuota carceri), in base alla quale chi ha determinati requisiti (pena inferiore a 18 mesi di carcere; non pericolosità sociale; indicazione di un domicilio idoneo), potrà godere del trattamento riservato al giornalista […] È realistico prevedere se questi casi siano rari”.
Questa applicazione della “svuota carceri”, firmata nel 2010 dall’allora ministro della Giustizia Angelino Alfano e ampliata dal suo successore Paola Severino
“è stata condivisa all’unanimità, all’esito di un confronto che si è svolto in due successive riunioni (27 maggio 2011 e 30 giugno 2011), cui hanno partecipato le Procure generali di Brescia, Trento, Trieste, Ancona, Torino, Genova, Bologna, Venezia, Firenze […]
non si può imporre al condannato un percorso di rieducazione cui egli, quali ne siano le motivazioni, abbia ritenuto di non accedere, ma è possibile invece obbligarlo ai domiciliari per intervenire sul sovraffollamento del circuito carcerario, nella finalità intima di garantire il rispetto della dignità delle persone che debbono rimanere soggette all’applicazione della pena detentiva in carcere”.
Le spiegazioni di Bruti Liberati seguono a una polemica interna alla Procura di Milano, iniziata quando Bruti Liberati aveva avocato a sé, il 26 novembre, il fascicolo del caso Sallusti, in mano alla pm Chiara De Iorio, che si opponeva alla doppia sospensione della carcerazione per diffamazione.
Con la De Iorio si è schierato tutto l’Ufficio esecuzione, ovvero i pm Gatto, Pomarici, Gay e Balice, che hanno criticato il loro capo “perché la sospensione per la stessa condanna non può essere decisa più di una volta” e soprattutto non “d’ufficio”, contro la volontà espressa chiaramente dallo stesso imputato.
Poi è arrivata la circolare di Bruti Liberati, che lui ha presentato ai giornalisti come una decisione condivisa come “per definizione lo è un provvedimento del procuratore…” In realtà Sallusti, suo malgrado, è riuscito a realizzare un sogno del fratello del suo editore, Silvio Berlusconi: spaccare in due fazioni la procura di Milano.