Il business delle “Madonne piangenti non riconosciute”: tre miliardi l’anno per i pellegrini ufficiosi

Nella crisi economica mondiale, cresce il numero di chi pensa di investire in opere religiose. Ma non solo quelle riconosciute dalla Chiesa. L'”inchiesta italiana” di Repubblica mostra come a crescere sia soprattutto il business delle madonne piangenti ‘senza imprimatur’, non ufficiale, per così dire. Un giro d’affari che fatturato di 3,3 miliardi di euro l’anno.

Si va dalla Madonnina delle lacrime di Civitavecchia alla Regina dell’Amore a Baron (nel vicentino), dalla Mamma della Pace di Gargallo di Carpi alla Messaggera delle Grazie di Monzambano di Mantova, fino alla Rosa Mistica Montichiari di Brescia.

Secondo il World tourism organization, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di fare i conti sui pellegrinaggi, sono almeno 300 milioni ogni anno i ‘viaggiatori della fede’, di cui 40 milioni in Italia. Oltre 19 milioni i pernottamenti. E non si parla di stamberghe da pellegrini con bastone e bisaccia. Spesso sono conventi e case di accoglienza trasformati in veri e propri hotel a 3 o più stelle, anche grazie ai contributi statali per il Giubileo, che “pagano l’Ires al 50% e non pagano l’Ici”. Nel Lazio questi “alberghi della fede” sono un centinaio, e ogni anno danno ospitalità, solo nella capitale,  a circa 6 milioni fra pellegrini e semplici turisti.

Tutto questo giro di fede e affari riguarda sia i santuari importanti, come Loreto, San Giovanni Rotondo con San Pio, Assisi, Padova con Sant’Antonio, ma anche le centinaia di luoghi di culto non riconosciuti dalla Chiesa, o ancora “sotto osservazione”.

Ai casi di interdizione da parte del Vaticano, però, non sempre segue l’allontanamento dei devoti. Anzi. E così, anche quando si proibisce, se l’apparizione trova un seguito popolare si arriva a un tacito accordo, reso concreto dall’arrivo di “un sacerdote diocesano come assistente spirituale del movimento”.

“L’interazione tra evangelizzazione e marketing – ha spiegato a Repubblica Maurizio Arturo Boiocchi, dottore di ricerca all’università Iulm di Milano all’ultima edizione di Aurea, la borsa del turismo religioso – per quanto possa sembrare inopportuna, trova giustificazione nella stessa visione di Giovanni Paolo II, convinto che l’azione di animazione pastorale debba utilizzare gli “strumenti del suo tempo””.

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