Se fosse possibile, se non fosse illegale, sarebbe giusto e sacrosanto arrestare quel padre. E’ lui, il padre, lo “stupratore”. Stupratore della pietà e della decenza, dell’anima del suo stesso figlio. E lui, quel padre, che fa bestialmente violenza al prossimo, allo stesso concetto di essere umano. E il fatto che non se ne renda conto, che “stupri” ogni cosa in assoluta e sincera buona fede è aggravante e non attenuante. L’aggravante, non indifferente, della presunzione ignorante. Ecco cosa dice quel padre di cui per fortuna non conosciamo il nome, non vogliamo saperlo. Dice: “Stiamo parlando di un ragazzino che in una sera d’estate si è preso una sbronza, ha fliratto e ha avuto un rapporto sessuale. E’ un tipo tranquillo. Ha visto il sangue e si è spaventato”.
Analizziamo questa frase, questa sequenza mostruosa di bugie, questo “stupro” della ragione e della verità. “Un ragazzino in una sera d’estate”: 17 anni, cioè un bimbo esentato per anagrafe da ogni responsabilità e la poetica “sera d’estate” quando, si sa, i ragazzini maschi vanno a caccia sotto la luna e le stelle, complici e tentatrici. “Una sbronza” che tutto assolve e spiega. Un “flirt”, dove evidentemente si è in due e evidentemente lei, la donna, ci sta. “Un rapporto sessuale”: così il padre derubrica e cataloga quel poco di sesso che ha indotto nella ragazza una lacerazione che ha richiesto cinque punti di sutura. Sfondata, come si conviene a un maschio. Papà non trova nulla di inusuale, non ha nulla da dire, per lui è sesso normale. E poi “si è spaventato”. Spaventato per il sangue. Tanto spaventato il “ragazzino” da aver tentato con lucida freddezza di lavarsi le mani da quel sangue. Cercando di entrare da una porta secondaria in un albergo, chiedendo in inglese di potersi lavare le mani. In inglese per dissimulare la sua identità, per non lasciare traccia. Doveva essere davvero nel panico…
Ecco, per quel padre ubriacarsi, portare una donna al buio, sbatterla per terra, farsela a sangue, lasciarla lì, provare a filarsela è roba che va compresa oggi e perdonata domani. Dicono che il diciassettenne, interrogato dai poliziatti, si è mostrato tranquillo e sicuro dietro la magra e reticente versione: “Non ricordo nulla”. Il padre si sarà congratulato e compiaciuto di tale strategia e comportamento. In fondo il figliolo mette in pratica quel che lui gli deve aver insegnato: mai ammettere, contare sempre sulla protezione della famiglia e dei soldi, usare gli altri e, in caso di guai, lavarsi le mani. La storia dello strupro a Capri ha un solo e vero protagonista: quel padre. Tutti gli altri, figlio compreso, sono vittime.
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