GENOVA – Un carabiniere che è stato esposto all’uranio impoverito durante due missioni in Bosnia Erzegovina ha sviluppato un tumore alla tiroide e ha richiesto la causa di servizio. Il ministero della Difesa ha negato ogni responsabilità, ma ora su sentenza del Tar della Liguria sarà costretto a ripagare il militare ancora in servizio.
Il brigadiere ha infatti fatto ricorso al Tar, che lo ha accolto sottolineando che l’esposizione all’uranio può essere stata una “concausa all’insorgere del tumore“.
Il Messaggero riporta la sentenza del Tar della Liguria che chiede al ministero della Difesa di riconoscere al carabiniere la causa di servizio, pagare un indennizzo e anche i 4mila euro di spese legali del caso:
“Il Tar ha annullato gli atti con cui il Ministero della Difesa aveva negato il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio e del relativo indennizzo. Il Tar ha obbligato la Difesà a riesaminare le richieste del brigadiere tenendo conto della sentenza pubblicata oggi. Il militare, a cui nel 2009 è stato diagnosticato un «carcinoma papillare della tiroide», aveva partecipato a missioni nella ex Jugoslavia (Sarajevo-Bosnia Erzegovina).
Il Tar sottolinea: «Dal marzo al settembre 2000 con compiti di pattugliamento e monitoraggio nelle zone limitrofe alla base di Sarajevo-Butmir, e dal luglio 2004 al febbraio 2005 con compiti di autista di mezzi pesanti, il brigadiere sarebbe stato esposto, senza essere munito di alcun mezzo di protezione, ad ambienti fortemente inquinati da residui tossici derivanti dall’esplosione delle munizioni utilizzate per le operazioni belliche, contenenti un’alta concentrazione di uranio impoverito».
Il Tar aggiunge: «Sulle basi delle attuali conoscenze scientifiche, è impossibile stabilire un nesso diretto di causa-effetto, ma è sufficiente la dimostrazione in termini probabilistico-statistici». Il Tar ha condannato il Ministero della Difesa anche al pagamento di 4000 euro di spese legali”.