Carceri, scontro tra la polizia e la Severino sulle camere di sicurezza

Paola Severino (Lapresse)

ROMA – Carceri che scoppiano, camere di sicurezza ripristinate adesso e che erano chiuse da vent’anni:  sull’emergenza dei penitenziari italiani la polizia e il ministro della Giustizia Paola Severino fanno scintille.

Il prefetto Francesco Cirillo si lamenta del decreto legge, delle poche camere di sicurezza. La Severino replica che le norme del dl sono state concordate con il Viminale. Sono troppo ”poche”, 1057 in tutto, e non garantiscono la dignita’ di chi vi dovrebbe essere rinchiuso le camere di sicurezza, che in base al dl del governo sull’emergenza carceri dovrebbero ospitare chi viene arrestato in flagranza di reato sino al giudizio direttissimo senza passare dal carcere, ha detto il vice capo della polizia alla Commissione Giustizia del Senato. Proprio per questo, ha detto, ”i detenuti stanno meglio nelle carceri”.

Delle complessive 1057 camere di sicurezza, 658 sono a disposizione dei carabinieri, 327 della polizia e 72 della Guardia di finanza, ha spiegato Cirillo, che ha parlato alla Commissione in veste di vice direttore generale della Pubblica sicurezza, a nome di polizia e carabinieri. Ma tutte sono inadeguate ai nuovi scopi che si vorrebbero loro attribuire: non ci sono servizi igienici, non c’e’ separazione tra uomini e donne e non sono organizzate in modo da consentire l’ora d’aria. Insomma, mancano i requisiti minimi per assicurare ”la dignita”’ dei detenuti.

Il Governo faccia marcia indietro sulle camere da sicurezza da utilizzare per svuotare i carceri. Lo chiede Alfredo Mantovano (Pdl), commentando l’audizione del vicecapo della Polizia, Francesco Cirillo, al Senato. ”Al fine di far diminuire la popolazione penitenziaria – osserva Mantovano – il governo tecnico ha varato un decreto legge che, in modo sorprendente, ha ripristinato le camere di sicurezza, chiuse e superate da circa 20 anni. Ha mantenuto tale posizione, nonostante le considerazioni critiche espresse da piu’ parti, sindacali e politiche: considerazioni fondate sull’assenza di garanzie per gli arrestati e sul costringere poliziotti e carabinieri a trascurare i loro compiti per fare dell’altro (garantire vitto, sicurezza e assistenza sanitaria agli ospiti delle ‘camere’)”. Oggi, aggiunge, ”un tecnico qualificato come il vicecapo della Polizia esprime nella sede parlamentare propria valutazioni ‘tecniche’ in linea con le critiche politiche. E’ sufficiente per convincere i ‘tecnici’ del governo che non tutto cio’ che loro fanno e’ sempre perfetto e non soggetto a revisione?”.

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