PARMA – Il tribunale di Parma ha condannato l’ex numero uno di Capitalia, Cesare Geronzi, a 5 anni per il caso Ciappazzi-Parmalat. L’ex governatore di Mediobanca e della Banca di Roma era accusato di bancarotta fraudolenta e usura aggravata, perché aveva fatto pressioni a Calisto Tanzi affinché nel gennaio 2002 acquistasse l’azienda di acque minerali del gruppo Ciarrapico in dissesto, fortemente indebitato con il suo istituto di credito. Per lui il pm Vincenzo Picciotti aveva chiesto una condanna a sette anni di reclusione.
Il collegio di giudici, presieduto da Pasquale Pantalone, ha condannato anche l’ex ad di Banca di Roma Matteo Arpe, a 3 anni e sette mesi. Il procedimento vedeva imputate complesivamente otto persone, tra le quali appunto Cesare Geronzi e Matteo Arpe, inquisiti per i rispettivi incarichi nell’allora Banca di Roma. Per Arpe, invece, l’accusa è di bancarotta fraudolenta in merito a un prestito ponte di 50 milioni di euro concesso dall’istituto di cui era amministratore delegato al gruppo agroalimentare.
Il tribunale di Parma ha inoltre condannato a tre anni e tre mesi gli allora manager di Capitalia Eugenio Favale e Antonio Muto. Stessa pena per un altro ex dirigente della banca, Alberto Monza.