Como, processo Bernasconi: abusi sessuali contro l’anoressia? Molte “vittime” difendono la terapia

Pubblicato il 22 Ottobre 2010 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA

Saranno tre settimane decisive per definire le prove e la lista delle persone chiamate a testimoniare nel processo a Waldo Bernasconi, noto come il “guru dell’anoressia”. L’appuntamento è per il prossimo 8 novembre, quando al tribunale di Como riprenderà dibattimento che vede imputato il terapeuta di Lugano insieme con la moglie, la figlia e quattro assistenti, tra cui l’attore Isaac George, volto noto del piccolo schermo e stella del serial anni ’80 “I ragazzi della III C”.

Mercoledì 19 ottobre, durante l’udienza preliminare, il pubblico ministero Mariano Fadda ha rigettato tutte le eccezioni sollevate dai difensori Pier Mario Vimercati e Angelo Giuliano, in relazione alla determinazione del capo d’imputazione, di giurisdizione e competenza territoriale. Con l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all’esercizio abusivo della professione sanitaria, rimane sul tavolo anche l’accusa di abusi sessuali in quanto, sebbene le cliniche avessero sede in Canton Ticino, il coinvolgimento riguarda pazienti di nazionalità italiana.

C’è tuttavia un altro filone del maxi processo (le persone coinvolte sono circa 300) che esula dai profili individuati dagli inquirenti: la validità del metodo neoreichiano, ideato da Bernasconi negli anni ’80 sulla base degli studi dello psichiatra austriaco Wilhelm Reich, allievo di Freud e contrastato padre di una corrente psicanalitica che mette in correlazione i movimenti corporei con i disturbi psichici, partendo dall’analisi dei primi per curare i secondi. Come spiega a Blitz quotidiano Fabiola De Clercq, presidente dell’Associazione bulimia e anoressia: «Si tratta di teorie la cui derivazione moderna trae spunto dal movimento new age degli anni ’70, con l’amore di gruppo come segno di fratellanza. L’anoressia crea una dipendenza difficilmente curabile attraverso simili approcci, totalmente privi di fondamento».

Il nume tutelare di Bernasconi venne emarginato dalla comunità scientifica internazionale, che non riteneva fondate le prove a sostegno della sua scoperta – l’energia “orgonica”, presente in ogni individuo e “scaricata” durante l’orgasmo – mentre la Food and drug administration, il regolatore farmaceutico statunitense, nel 1947 impedì l’utilizzo della terapia “orgonica” come trattamento medico, appena pochi anni dopo il trasferimento di Reich in Usa, avvenuto in seguito alla messa al bando della sua opera “Psicologia di massa del Fascismo”.

Insomma, gli elementi contrastanti non mancano. Tuttavia, c’è chi è pronto a difendere il guru, non soltanto Patrizia Pesenti, direttrice del Dipartimento della sanità e socialità del Canton Ticino, chiamata come testimone. Si tratta di Esperienza Crisalide, emanazione dell’omonimo forum legato alla clinica SanaVita di Lugano, curato da ex pazienti e genitori che non riconoscono nel protocollo Bernasconi «nessuno dei risvolti criminali individuati nella costruzione dell’accusa».

Come Silvia Agoletti, che attacca: «Il pubblico ministero, durante l’arringa accusatoria, si è lasciato andare ad affermazioni assai discutibili e prive di empatia nei confronti di chi era lì per sostenere la propria scelta di non volersi costituire parte civile». O Alexia, che scagiona il suo terapeuta dai presunti abusi: «Il prof. Bernasconi con un abbraccio riusciva a trasmettermi tanto dal punto di vista affettivo e mi dava la carica e l’incentivo per andare avanti. Ero sempre io che andavo verso di lui per chiedere un abbraccio e vedevo che anche altre ragazze facevano la stessa cosa».

Difficile dire se si tratti di caccia alle streghe, certo è che le basi del protocollo Bernasconi non facilitano il compito della difesa.