ROMA – “Telefonini all’esame e chi lo usava non veniva nemmeno punito”. Questa la testimonianza dei giovani medici che hanno preso parte al concorso pubblico per diventare medico di famiglia. Il concorso di selezione di Medicina generale della Regione Lazio si è svolto il 7 settembre all’hotel Ergife.
Camilla Mozzetti sul Messaggero scrive:
“«Sono rimasta allibita dalle condizioni in cui ci hanno fatto fare la prova», racconta Alessandra T. classe 1988 e una laurea in Medicina alla Sapienza con tanto di lode. «Nell’aula dove mi trovavo eravamo tutti vicini, il controllo della commissione non era assolutamente sufficiente a garantire la regolarità dello svolgimento e a impedire scorrettezze».
«Cellulari usati sfacciatamente per passarsi le risposte – prosegue Marco C. – con i commissari a due passi che sono stati solo capaci di dire, prima dell’inizio delle prove, “cercate di non copiare”».
«Hanno voluto la selezione – sbotta Giovanna R. – e non sono neanche capaci di far rispettare le regole, io ho studiato perché con questa professione non puoi giocare, altri hanno copiato e magari a fine ottobre seguiranno il corso»”.
Un test che mette a disposizione 85 posti per i 1359 candidati:
“A partecipare anche medici già specializzati in cardiologia o anestesia che, a causa del blocco del turn over e dei licenziamenti, non riescono a trovare lavoro”.
E non stupisce dunque che i candidati siano pronti a segnalare la minima irregolarità perché l’accesso sia garantito a chi è il più preparato. La risposta della direzione regionale della salute del Lazio non si è fatta attendere: le prove si sono svolte regolarmente, assicurano:
“Sei commissioni, tre in più rispetto al 2013. In una c’è stato persino un ritardo di un commissario e di uno studente che ha sbagliato stanza. Ma le prove, garantiscono, sono iniziate per tutti alle 10 e si sono svolte regolarmente.
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