CATANIA – Aveva addosso i vestiti dell’uomo che è accusato di aver ucciso. Gli altri vestiti, i suoi, erano insanguinati nel borsone in cui portava anche altri oggetti presi dalla villetta di Palagonia dove Vincenzo Solano è stato sgozzato e sua moglie, Mercedes Ibanez, è stata gettata dal balcone.
L’ivoriano di 25 anni fermato dalla polizia per l’omicidio dei coniugi di Palagonia, è l’ipotesi degli investigatori, avrebbe indossato i vestiti di Vincenzo Solano, dopo averlo ucciso, visto che i suoi erano macchiati di sangue. Il riconoscimento degli indumenti è stato fatto dalle figlie delle vittime. Secondo la tesi dell’accusa il movente è un tentativo di rapina andata a male. Il provvedimento è stato firmato dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera.
Tutto era cominciato alcune ore prima, nella mattinata di domenica, quando durante un controllo al Cara di Mineo l’ivoriano era stato fermato e il suo borsone perquisito. Dentro c’erano un pc, una videocamera e un cellulare. Da quello la polizia è risalita fino ai Solano. Il controllo in casa ha rivelato l’orrore dei coniugi uccisi.
In un primo momento l’ivoriano, ospite del Cara di Mineo, era accusato soltanto di ricettazione. Sono stati i vestiti insanguinati e la mancanza di una sua versione credibile a trasformare l’accusa in omicidio.
Lui nega ogni addebito e si professa innocente: “Il telefonino? L’ho trovato per strada”, dice alla polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Caltagirone. Una ricostruzione che per gli investigatori è ‘debole’. E una svolta potrebbe venire dall’esame della scientifica al lavoro per comparare tracce di sangue trovati su pantaloni che l’ivoriano aveva in un borsone e il sangue delle vittime.
Il delitto è stato commesso certamente la notte tra sabato e domenica perché i due coniugi sabato sera era stati a cena dalla sorella di Vincenzo Solano. Sarebbero rientrati a casa e per il gran caldo si sarebbero messi a letto con pochi indumenti, la donna quasi nulla. E avrebbero lasciato le imposte aperte.
La villa non ha sistema di sorveglianza né cancelli invalicabili. E’ alla fine della strada principale del paese, dove non ci sono passanti né frequentatori, se non i clienti di un vicino supermercato. Il buio ha favorito l’intrusione e la tragedia. Quello che è accaduto nella villa costruita dalla famiglia di operai tornati dalla Germania per godersi la pensione dal lavoro di operai resta un mistero.
Le due figlie delle coppia vivono per conto loro: una a Palagonia, l’altra nel nord Italia. In casa c’erano soltanto Vincenzo e Mercedes e il loro assassino, che secondo i primi rilievi ha agito con grande violenza.