I commercianti, che li sanno fare, hanno fatto i conti: i loro e i nostri. Somma, sottrai e dividi, metti in colonna e all’appello datato 20o9 mancano svariati milioni di “cappuccini”, per l’esattezza il 15,8 per cento rispetto all’anno precedente. Insomma, andavamo al bar a far colazione, ci siamo andati appunto il quindici e passa per cento di meno. E a cena fuori la sera? Ne mancano nel 2009 rispetto al 2008 una su quattro, anzi un filo di più, il 26 per cento. E a bere qualcosa in un locale dopo cena? Un bicchierino in meno su dieci, per l’esattezza il 9,5 per cento. Resiste il pasto, in realtà il mini pasto fuori casa a mezzogiorno: sono otto milioni e settecentomila gli italiani che ogni giorno “pranzano” fuori casa. Pranzano tra virgolette visto che la spesa media è di otto euro pro capite.
I conti li ha fatti la Confesercenti e sono, a loro modo, i conti terra-terra della crisi. Dei consumi anche minimi che quasi tutti, più o meno stanno tagliando. Tagli che investono le abitudini quotidiane: caffè e cappuccino appunto la mattina e pizza e birra la sera. Percentuali significative: un cappuccino e mezzo su dieci prima consumati e una cena su quattro. Piccola rassegna della rinuncia quotidiana, l’altra quotidiana faccia del calo dell’occupazione, del reddito, della fiducia. Ci si abitua a spendere qualche euro in meno, ogni giorno. Non solo e non tanto perchè quell’euro non c’è più, soprattutto perchè non ci si fida più tanto che quell’euro possa esser guadagnato e speso domani.