CUNEO – Bulli liceo in gita: sospesi e 4 in condotta. Mamme in rivolta: “Troppo”. Durante una gita di classe a Roma, 15 studenti di un liceo di Cuneo, maschi e femmine tra i 15 e i 16 anni, si sono resi protagonisti di un episodio di bullismo nei confronti di un loro compagno in una stanza d’albergo, al riparo dello sguardo dei professori: il ragazzo preso di mira è stato denudato, rasato dei peli, “addobbato” con marshmallow, quelle caramelle americane che si appiccicano, prima di essere ripreso brevemente con smartphone per un filmato circolato nel liceo.
Filmato che infine non è sfuggito alla preside del liceo: non ha sentito ragioni, non si è lasciata persuadere dalla giustificazione della bravata e ha sospeso tutti gli studenti (tra i 5 e i 15 giorni) affibbiando un 4 in condotta collettivo. Il fattaccio, per così dire, non ha fatto tuttavia scalpore in sé (in questi giorni il ministro Giannini ha parlato di una emergenza bullismo), quanto per la reazione dei genitori. I quali giudicano i provvedimenti eccessivi, il castigo esagerato. Hanno scritto alla redazione de La Stampa che ha raccontato l’intera vicenda.
«Macché bullismo. Macché violenze. È stato uno scherzo. Forse pesante, ma uno scherzo. Lo sbaglio è una punizione tanto severa». La signora lascia generalità e telefono. «Parlo a nome di molte delle mamme, anche se non ho figli al liceo. State raccontando un caso che non esiste. Se c’è qualcosa di grave è che abbiano sospeso quattordici studenti e dato il quattro in condotta a tutti. Non li fanno neppure accedere ai programmi per prepararsi a casa. Significa condannarli ad essere bocciati, a perdere un anno di scuola. Una rovina per molti. Anche in termini economici, con quello che costa oggi frequentare un liceo».
È un fiume in piena quella telefonata alla redazione. «E poi vi siete chiesti perché i ragazzi erano soli? Un professore all’ultimo non li ha accompagnati. E come è sempre successo nelle gite hanno approfittato delle ore libere per divertirsi. Nulla di più, nulla di diverso, nulla di grave. Nessuno si è fatto male, nessuno voleva fare del male, ma solo scherzare. Quelle cose cameratesche che si fanno in caserma. Che si sono sempre fatte tra ragazzi. Ripeto: nessun caso di bullismo». (Lorenzo Boratto, Gianni Martini, La Stampa).