Desio. Vuole esporre il tricolore? L’albergatore paghi la tassa. Coro di no

Per esporre la bandiera tricolore, l’albergatore deve pagare dazio. A Desio, in provincia di Monza, funziona così: la concessionaria del Comune riscuote esattamente 178,14 euro ogni 365 giorni. Gianni Caslini, proprietario con i figli di un bed & breakfast di Desio, l’Hotel Saint John’s di viale Lombardia, che da quattro anni paga dazio.

«Inizialmente – racconta Gianni Caslini al Sole 24 Ore- la società incaricata dal comune della riscossione, parlando di insegna pubblicitaria, mi chiese 54,22 euro a bandiera, che poi vennero ridotte a 30,98 euro, tranne che per la bandiera del Palio degli zoccoli di Desio, una manifestazione locale di cui sono grande fautore, per la quale si pagano 54,22 euro, senza sconti».

Il prezzo si paga per cinque bandiere: oltre al tricolore, c’è la bandiera dell’Unione europea, quella della Svizzera e dell’Inghilterra. Ognuno sventola da sé e costa ben 30,98 euro). Ad esse si aggiunge la più prestigiosa da 54,22 euro, che è la bandiera del Palio degli zoccoli di Desio.

Al dazio sulle bandiere si aggiunge anche una nota curiosa perché nelle cartelle esattoriali il tricolore è definito per la tassazione come “cassone normale bifacciale”.

«Mi sono subito chiesto come il tricolore possa essere ritenuto una pubblicità – spiega Caslini – io ho messo le bandiere perchè il mio albergo è frequentato per lo più da clientela internazionale e mi sembrava una buona idea mostrare l’orgoglio di essere italiano, di far parte dell’Europa».

Le reazioni alla singolare tassa sono state praticamente un coro di no. «Io che non sono certo un neofita del tricolore – attacca Maurizio Gasparri – dico semplicemente che la nostra bandiera si sventola e non si tassa». Per lui dietro all’imposta sulla bandiera «c’è sicuramente un eccesso, una burocratizzazione paradossale e sbagliata che  in questo caso è sfociata nell’abuso. L’esposizione del tricolore è regolamentato per quanto riguarda le forme, i modi e le ricorrenze per la sua esposizioni in uffici pubblici o su servizi pubblici. Ma un privato, quando espone la nostra bandiera nazionale, compie solo un atto civico, esprime una sensibilità di patria che nessun cavillo può tassare».

Matteo Salvini, eurodeputato della Lega, parla di «follia da cancellare subito, con tanto di restituzione dei soldi all’albergatore. A Milano, con eccessi interpretativi di regolamenti comunali, s’è arrivati ad applicare l’imposta sulla pubblicità maggiorata a bar che esponevano i menù in lingue diverse. Siamo, lo ripeto, alla follia: le bandiere nazionali all’ingresso degli hotel sono simbolo tradizionale di accoglienza e ospitalità – dice l’eurodeputato – e a Desio farebbero bene a controllare invece i contratti di appalto che sono stati fatti con una certa disinvolture, altro che tassare la bandiera».

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