«Vietato ai cinesi se non parlano italiano»: questo il testo di un cartello che un commerciante del centro storico di Empoli ha sistemato all’ingresso del suo negozio. Un’ iniziativa, quella del gestore, che ha sollevato un putiferio. Il commerciante, però, si è giustificato parlando di una semplice «provocazione».
Secondo il titolare del negozio, infatti, il razzismo non c’entra nulla e il suo gesto è «un atto di ribellione, dovuto a una serie di comportamenti di alcuni cinesi» che, a suo dire, entrerebbero nel negozio non per comprare merce ma per osservarla e conoscere i metodi di cucitura da vicino. «Fanno perdere tempo – ha spiegato il commerciante – non comprano, fanno finta di non parlare la nostra lingua e sono scortesi».
Le reazioni polemiche, però, non sono mancate: nel pomeriggio di lunedì 18 gennaio, su segnalazione di alcuni cittadini, la polizia municipale di Empoli è intervenuta per far rimuovere il cartello. Qualcuno ha voluto rispondere alla provocazione affiggendo davanti allo stesso negozio un altro cartello: «Vietato l’ingresso agli americani che non parlano polacco, agli svedesi che non parlano spagnolo e agli svizzeri che non parlano arabo».
Durissima anche la replica del sindaco del comune toscano, Luciana Cappelli: «Empoli non tollera questi gesti, è una città che ha forte il valore dell’ integrazione».
«Si tratta di una cosa seria e grave – ha aggiunto il primo cittadino – Dobbiamo stare attenti al rischio di far crescere questi sentimenti in città». Cappelli sta valutando la possibilità di sanzionare in qualche modo il commerciante: «Come amministrazione comunale vogliamo stigmatizzare questo comportamento. La polizia municipale ha già effettuato un sopralluogo. Acquisiremo tutti gli elementi del caso, poi valuteremo quali azioni intraprendere, perché vogliamo assolutamente evitare che simili iniziative possano ripetersi».