Per Ercole Incalza, Maurizio Lupi minacciò il Governo: perché?

Per Ercole Incalza, Maurizio Lupi minacciò il Governo: perché?
Ercole Incalza (Foto Ansa)

FIRENZE – Quando Ercole Incalza fu ripescato dalla pensione e nominato collaboratore del ministero dei Lavori pubblici guidato da Maurizio Lupi, le critiche furono tante. Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato, si scatenò e disse: “Naturalmente hanno fatto un bando che si adatta solo ad Ercolino…vabbè, non l’hanno capito che la gente si sta scocciando di tutte queste porcate e prima o poi farà casino”. Ma molti del Pdl – Forza Italia – Ncd, inclusi Angelino Alfano e Renato Schifani, si schierarono a difesa della nomina di Ercole Incalza. Alla fine tutto andò come doveva, e come non avrebbe dovuto.

Dopo l’arresto di Ercole Incalza, anche sul canovaccio delle carte giudiziarie, la fogna tracima. Matteo Guidelli e Giampaolo Grassi della agenzia Ansa scrivono cose da drizzare peli e capelli. Il “dominus totale” delle grandi opere, l’uomo al centro del ‘Sistema’ rispettato e ascoltato da ministri, politici ed ex, “l’incantatore di serpenti” che va tenuto buono per non rischiare di rimanere fuori dal giro che conta, il funzionario che si compiace al telefono quando un quotidiano lo inserisce tra i 6 uomini più potenti d’Italia: le carte dell’inchiesta di Firenze confermano il potere di ‘Ercolino’ Incalza, come lo chiama uno degli indagati.

“E’ stato ed è in grado di condizionare il settore degli appalti pubblici da moltissimi anni” ha scritto di lui il Gip ricordando come Incalza sia rimasto al suo posto di capo della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture con almeno 3 diversi governi, sia stato coinvolto nell’inchiesta sulle grandi opere per il G8, dove è riuscito ad ottenere per il genero una casa in parte pagata dall‘architetto Zampolini, lo stesso che comprò l’abitazione al Colosseo all’insaputa di Scajola, aveva sul computer una lettera con destinatario Berlusconi nella quale spiegava all’allora premier perché aveva nominato Angelo Balducci presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Pur essendo “da tempo in pensione”, scrive ancora il giudice, “è rimasto fino a pochi mesi fa al vertice del ministero, con la stessa capacità decisionale, seppure sotto il singolare inquadramento di consulente del ministro”.

Quale sia il concetto di funzionario dello Stato per Ercolino, lo spiega lo stesso Gip poco dopo: “Dirige ogni grande opera, controllandone l’evoluzione in ogni passaggio formale; predispone le bozze della legge obiettivo; di anno in anno individua le grandi opere da finanziare e sceglie quali bloccare e quali mandare avanti; da lui gli appaltatori non possono prescindere”. Un potente che “detta le regole” e “suggerisce al general contractor o all’appaltatore il nome del direttore dei lavori e al contempo si mette a disposizione dell’impresa”. Gli uomini che hanno quotidianamente a che fare con lui, lo sanno bene. Dice infatti Giovanni Paolo Gaspari, figlio dell’ex ministro e alto dirigente delle Ferrovie, che “Ercolino decide i nomi…tra tutti i suoi, fa il bello e il cattivo tempo ormai là dentro”.

E’ il 25 novembre del 2013 e al telefono con lui c’è uno degli indagati nell’inchiesta, l’allora presidente di Italferr Giulio Burchi. Senza Incalza, “al 100% non si muove foglia…sempre tutto lui fa…tutto tutto tutto!”. Per alcuni è “il nostro uomo a L’Avana”: senza il suo consenso, niente appalti. Lo stesso Burchi, sempre al telefono, dice che “è scandaloso” che sia ancora al suo posto dopo la storia di Anemone, ma “finché c’è…e telefona al ministro…te lo devi tenere buono”. Perché Ercolino sa il fatto suo, come racconta l’ex parlamentare Mauro Angelo Sanguinetti: “Non è che…fosse un santo…era un gran paraculo…era al servizio ecc…poi si è messo in proprio, diciamoci la verità”.

Al ministero, a legger le carte, non c’è argomento che non venga toccato da Incalza. Il ministro Lupi deve fare un’intervista? E’ Ercolino che gli predispone le risposte. Il ministro deve rispondere ad un’interrogazione parlamentare che chiede conto proprio della nomina di Incalza? L’intervento, dice il Gip, lo prepara l’avvocato del funzionario, Titta Madia. Quello con Lupi è un “legame strettissimo” tanto che il ministro minaccia di far cadere il governo se la struttura di missione diretta da Incalza viene cancellata: “Su questa roba ci sarò io e ti garantisco che se viene abolita…non c’è più il governo…l’hai capito o non l’hanno capito!?”.

Un’influenza, quella di Incalza su Lupi, che emerge chiaramente il 28 febbraio 2014 quando il governo Renzi, durante il Cdm, nomina 44 sottosegretari, di cui 9 viceministri. Lupi chiama Incalza: “Dopo che tu hai dato…hai dato la sponsorizzazione per Nencini, l’abbiamo fatto vice ministro alle Infrastrutture”. Lui, Ercolino, al telefono con un amico ricorda che c’è anche un altro socialista al ministero, Umberto del Basso De Caro. E il suo amico commenta: “Complimenti, sempre più coperto”.

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