TORINO – Erri De Luca è stato assolto a Torino, “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di istigazione a delinquere. La sentenza è stata accolta dagli applausi dei numerosi No Tav presenti in tribunale. Ovviamente soddisfatto lo scrittore: “E’ stata impedita una ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo”.
Prima della Sentenza. Secondo Erri De Luca sabotare è giusto, se si pensa che l’opera da sabotare sia dannosa, tanto che, ricorda “lo facevano anche Gandhi e Mandela“. Lo ha detto già più volte e questo gli è costato un processo per istigazione a delinquere (dei No Tav), e lo ribadisce ora, a poche ore dalla sentenza di quel procedimento.
Questo ha detto lo scrittore in tribunale: “Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”.
“Anche se non fossi io lo scrittore incriminato – ha aggiunto De Luca – sarei comunque qui dove si sta compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie”. Lo scrittore ha quindi detto di sentirsi “parte lesa” nei confronti “di ogni volontà di censura e sono in quest’aula per sapere se il capo d’accusa invaliderà l’articolo 21 della Costituzione”.
“Ciò che è costituzionale – ha proseguito – si decide e difende in luoghi pubblici come questo, come le scuole, le prigioni, i luoghi di lavoro, le frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Si decide al piano terra della società”.
Quanto alle accuse, De Luca ha osservato che “sono incriminato per aver usato il termine sabotare, un termine che considero nobile, perché praticato da figure come Ghandi e Mandela, e democratico. Sono disposto a subire la condanna penale – ha concluso – ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. Si incrimina il sostegno verbale a un’azione simbolica”.
“Ritengo inapplicabili al mio caso le attenuanti generiche. Se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo”. “La mia parola contraria sussiste – ha aggiunto – e aspetto di sapere se costituisce reato”.
Lo scrittore napoletano è accusato di istigazione a delinquere per alcune interviste in cui sosteneva che “la Tav Torino-Lione va sabotata“. Il pm Antonio Rinaudo, che con il collega Andrea Padalino ha condotto le indagini, ha chiesto una condanna a otto mesi di reclusione con le attenuanti generiche perché “con la forza delle sue parole ha sicuramente incitato a commettere reati”.
“Sono un testimone della volontà di censura della parola, questa sentenza sarà un messaggio sulla libertà di espressione”, ha sostenuto nelle scorse settimane De Luca, difeso dall’avvocato Gianluca Vitale. “Questo non è un processo al sottoscritto, ma alla libertà di pensiero nel nostro Paese”, ha ancora sostenuto De Luca, che nei giorni scorsi si è detto disposto anche al carcere pur di difendere le sue parole. Molte le persone (anche famose) che nel corso del processo si sono schierati al fianco dello scrittore, diventato il simbolo della lotta No Tav.